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Recensione

68/100

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Stephen Pearcy – View To A Thrill – recensione

19 Novembre 2018 1 Commento Alberto Rozza

genere: Hard Rock
anno: 2018
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

1. U Only Live Twice
2. Sky Falling
3. Malibu
4. One In A Million
5. Double Shot
6. Secrets To Tell
7. Not Killin’ Me
8. Dangerous Thing
9. I’m A Ratt
10. From The Inside
11. Violator

Formazione:

Stephen Pearcy - Lead Vocal and Back Ups
Erik Ferentinos - All Guitars, Rhythm and Lead Guitars, Back Up Vocals, Keys
Matt Thorne - Bass Guitars, Keys, Back Up Vocals

Contatti:

https://www.facebook.com/SEPearcy

 

Torna con il suo progetto solista il roboante front man dei Ratt Stephen Pearcy, autentica icona del rock anni ’80, leggenda indiscutibile sempre pronto a stupire.
Si aprono i giochi con “U Only Live Twice”, brano che dalla prima nota ci riconduce immediatamente all’atmosfera hair metal/hard rock anni ’80.

L’inconfondibile timbro di Pearcy la fa da padrone e le ritmiche sembrano ricalcare in alcuni passaggi quelle sfrenate del periodo Ratt, come in “Sky Falling”, complessivamente convincente. Si comincia a carburare: “Malibu” martella e coinvolge, ricrea per un attimo le sensazioni passate, riporta alla mente sapori antichi. I miracoli del lavoro di studio conferiscono alla voce di Pearcy la tempra degli anni migliori, nonostante le recenti performance live poco convincenti, portando “One In A Million” a livelli ottimi, sia strumentali che di cantato. “Double Shot” presenta alcuni buoni spunti, ma si rivela nel complesso poco originale, così come la successiva “Secrets To Tell”, nonostante la ritmica granitica e la struttura tutto sommato accattivante. Si aprono invece nuovi orizzonti con “Nothing Killin’ Me”, lieve ed emozionante, leggermente fuori dal coro. Si ritorna al classico con la scelleratissima “Dangerous Thing”, in pieno stile Pearcy, canonica in ogni attimo, in ogni nota, in ogni sfumatura. L’inno quasi “autobiografico” “I’m A Ratt” è solo il preludio alla ben più articolata “From The Inside”, cupa, oscura e molto più contemporanea (seppur non proprio attuale). Terminata la crudelissima “Violator”, l’album si spegne definitivamente, non decollando mai del tutto, mantenendo uno standard più che sufficiente, pienamente conforme allo storico di Stephen Pearcy, quindi non del tutto attuale e originale: un buon ascolto nostalgico.

© 2018, Alberto Rozza. All rights reserved.

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