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Recensione

83/100

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Degreed – Degreed – recensione

16 Ottobre 2017 9 Commenti Giulio Burato

genere: Modern Rock
anno: 2017
etichetta: Gain / Sony Music

Tracklist:

1. Sugar
2. Shakedown
3. Save me
4. Tomorrow
5. Animal
6. If love is a game
7. Evil eye
8. War!
9. Lay me down
10. Nature of the beast
11. Silence

Formazione:

Robin Ericsson - Vocals/Bass
Mats Ericsson - Drums
Micke Jansson - Keyboard
Daniel Johansson - Guitar/Backing Vocals

Contatti:

pagina facebbok
sito ufficiale

 

In una partita a scacchi, c’è il bianco o il nero, il re o il pedone, la regina o la torre, il cavallo o l’alfiere; i Degreed sono una band che metaforicamente fa parte del gioco; non ci sono mezze misure; una mossa sbagliata e sei fuori; la loro musica è così, da dentro o fuori, ti piace o non ti piace.
I quattro svedesi nascono musicalmente in Svezia nel 2005 e propongono un modern rock unico e difficilmente paragonabile alle molteplici uscite in ambito hard rock melodico. Questo sicuramente è un pregio ma, nel rovescio della medaglia, può essere anche un boomerang poiché le canzoni possono essere, alla lunga, un anello di congiunzione dell’altra, senza variazioni di tema. In tal senso una piccola variazione può banalmente apparire nella copertina di questa quarta release, dove manca il titolo (self titled) e nel cambio di etichetta discografica: la band, composta da Robin Ericsson alla voce & basso, Mats Ericsson alla batteria, Mikael Jansson alle tastiere e Daniel Johansson alla chitarra, è stata infatti recentemente ingaggiata da Gain / Sony Music.

Il nuovo platter riparte esattamente da dove era finito il precedente e ben recensito “Dead But Not Forgotten” ossia con un corposo mix di tastiere e di riff dal taglio modernista.
Senza passare da una recensione track by track, dispongo alcune canzoni in un’ideale scacchiera.
Il fulcro del gioco è il re e questa figura, a mio avviso, è rappresentata da due hit a nome “Shakedown” e “Animal” (primi singoli con video) che rendono chiaro e netto lo stile musicale dei Degreed: canzoni moderne e di facile presa con linee melodiche ben costruite e facilmente memorizzabili.
Le regine sono idealmente le ballads, ben presenti rispetto al passato, rappresentate egregiamente dalla sospirata “If love is a Game “ (gran lavoro in simbiosi tra voce e piano) e dall’emozionante e crescente “Lay Me Down”.
“L’alfiere di guerra” è infine raffigurato da “War”, la più sostenuta di tutto il platter, e dalla diabolica “Evil Eye” che incalza con un bel ritmo. Tutte le altre pedine completano il cerchio (“Save me” e “Tomorrow” su tutte) dove l’unica a poter essere metaforicamente spazzata è l’iniziale “Sugar”.
A buon intenditore, poche mosse per uno scacco matto musicale!

IN CONCLUSIONE

I Degreed sono interpreti di un sound moderno e originale che si discosta dalla massa; questa loro quarta fatica dimostra ancora una volta che i quattro scandinavi ci sanno fare, consegnandoci un prodotto maturo con un giusto mix tra canzoni tipiche de loro stile e ballads ben arrangiate.
Per chi ama osare, i Degreed sono da provare come un’avvincente partita a scacchi.

© 2017, Giulio Burato. All rights reserved.

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