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Il Tusco – Il Tusco feat. Luke Smith – Recensione

19 Novembre 2016 Comment Iacopo Mezzano

genere: Rock / Hard Rock / Prog Rock
anno: 2016
etichetta: Andromeda Relix

Tracklist:

1. Ossessione
2. Ossessione p.te 2 (Il Traditore)
3. Pulsazioni
4. Libero
5. Danzatore nel lurido banco dei pegni
6. Babilonia della psiche
7. Giorni perduti
8. Nuovo Anno Zero

Formazione:

Diego Tuscano – Lead Vocals
Todaro – Drums, Vocals
Stefano Trieste – bass
Alealle – Bass
Luke Smith – Guitar, Keyboards, Synth, Percussions

 

Da più di quindici anni sulle scene rock italiane, il cantante Diego Tuscano torna a far parlare di se con un nuovo progetto, Il Tusco, nel quale collabora oggi con Luke Smith, leader degli inglesi Ulysses. Esce così nei negozi il disco IlTusco feat. Luke Smith, un platter registrato a Bristol e pubblicato dalla label Andromeda Relix nel corso di questo 2016.

Influenzata dagli anni d’oro del rock, ovvero quelli in bilico tra i ’60s e ’70s, questa opera presenta un songwriting maturo ed evoluto, dalle tonalità progressive secondo la maniera italiana (PFM, Biglietto Per L’Inferno) unite a tonalità stoner contemporanee (Queens Of The Stone Age), e forte di un cantato in lingua italiana molto ispirato e capace di innalzare in alto il nostro tricolore musicale come accadeva in un tempo ormai lontano. Colpiscono qui, oltre ai suoni molto retrò, la qualità espressiva del cantato di Tuscano e la sua capacità di interpretazione dei testi, ben al di sopra della media dei cantautori medi italiani, con Luke Smith degno compare attraverso le sue parti di chitarra varie ed ispirate e gli ottimi arrangiamenti di tastiere, talvolta hard rock alla maniera dei Deep Purple.

Concentrandoci infine sui brani, colpisce fin dal primo ascolto l’opener in due parti Ossessione, una canzone moderna e classica allo stesso tempo e capace di immergere subito l’ascoltatore nel clima musicale del disco. Pulsazioni e Libero proseguono poi mostrando il talento di Luke Smith, con la sua chitarra che costruisce le strutture della canzoni senza lasciarsi mai andare a inutili tecnicismi ,ma concentrandosi sulle atmosfere e melodie. Danzatore nel lurido banco dei pegni avvicina il gruppo ai Deep Purple, con il rock di Babilonia della psiche che apre a uno dei brani più interessanti del lotto, la chiaro-scura Giorni perduti, prima del riuscito commiato finale affidato alla bella Nuovo Anno Zero.

IN CONCLUSIONE

Gli amanti del rock italiano anni ’60 e ’70 non potranno rimanere impassibili di fronte a questa opera de Il Tusco. Le belle influenze prog, unite a tonalità stoner su un approccio decisamente rock, rendono infatti questo platter una delle pubblicazioni più riuscite nel madrelingua musicale del 2016.

Da ascoltare.

© 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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