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Recensione Gemma Sepolta

Gemma Sepolta

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Alias – Alias – Gemma Sepolta

17 Agosto 2025 5 Commenti Samuele Mannini

genere: AOR
anno: 1990
etichetta: Emi America
ristampe:

Tracklist:

"Say What I Wanna Say" (F. Curci, S. DeMarchi) (4:45)
"Haunted Heart" (F. Curci, S. DeMarchi, S. Diamond) (3:52)
"Waiting for Love" (B. Walker, J. Paris) (4:38)
"The Power" (F. Curci, S. DeMarchi) (4:26)
"Heroes" (F. Curci, S. DeMarchi) (5:22)
"What to Do" (F. Curci, S. DeMarchi) (4:18)
"After All the Love Is Gone" (F. Curci, S. DeMarchi, R. Neigher, J. Paris) (4:17)
"More Than Words Can Say" (F. Curci, S. DeMarchi) (3:54)
"One More Chance" (R. Neigher, Fee Waybill, J. Dexter) (3:37)
"True Emotion" (F. Curci, S. DeMarchi) (4:59)
"Standing in the Darkness" (F. Curci, S. DeMarchi, D. DeMarchi) (4:34)

Formazione:

Freddy Curci – lead vocals, keyboards
Steve DeMarchi – guitars
Roger Fisher – guitars
Mike Derosier – drums
Steve Fossen – bass

Ospiti:

Denny DeMarchi – keyboards, backing vocals

 

Se un disco finisce in questa rubrica, di solito è perché ha avuto la sfortuna di presentarsi nel momento sbagliato, rischiando di passare inosservato nonostante i suoi meriti. ‘Alias’, l’omonimo debutto della band canadese uscito nel 1990, rientra perfettamente in questa categoria: un lavoro che ha sfiorato lo status di classico, ma che, per una serie di circostanze, non è riuscito a imporsi davvero.

La storia degli Alias nasce quasi per caso, grazie al successo tardivo del brano ‘When I’m With You’ degli Sheriff, salito in cima alle classifiche nel 1989 a band ormai sciolta. Da quell’inaspettato exploit, il cantante Freddy Curci e il chitarrista Steve DeMarchi decidono di ripartire da zero, trovando compagni di viaggio d’eccezione: tre ex membri fondatori degli Heart, Roger Fisher, Steve Fossen e Mike Derosier. Una formazione dal pedigree invidiabile, che in studio riesce a fondere esperienza, tecnica e soprattutto una forte sensibilità melodica.

Rispetto al passato con gli Sheriff, qui il passo avanti è evidente: ‘Alias’ propone un AOR più raffinato, con arrangiamenti ricchi e un approccio vicino al rock adulto di band come Foreigner e Journey, abbandonando in parte le sonorità più pop della precedente esperienza. La produzione di Rick Neigher suona perfettamente figlia del periodo, levigata e curata, ma è la voce di Freddy Curci a imporsi davvero, diventando la protagonista del disco. Poche interpretazioni nell’AOR di quegli anni riescono a reggere il confronto con la sua: potente, emotiva e capace di dare spessore tanto alle ballad quanto ai brani più energici.

Il disco si apre con ‘Say What I Wanna Say’, una dichiarazione di intenti che stabilisce subito l’atmosfera: tastiere morbide e avvolgenti, chitarre incisive e un ritornello che evoca gli anni ’80 nel miglior senso possibile. Seguono ‘Haunted Heart’, dal mood intenso e penetrante, e soprattutto ‘Waiting For Love’, brano radiofonico e toccante che ancora oggi conserva freschezza e coinvolgimento emotivo. Ma il vertice resta ‘More Than Words Can Say’, la power ballad ‘strappamutanda’ quasi per antonomasia, che ha riscosso un discreto successo, con Curci in stato di grazia. È uno di quei pezzi che spiegano da soli perché l’AOR ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica melodica.

Non mancano altri pezzi di pregio: ‘Heroes’, costruita lentamente fino a un finale coinvolgente, ‘What To Do’, con cori trascinanti, e ‘After All the Love Is Gone’, dal taglio radiofonico irresistibile. Anche i brani più ‘normali’, come ‘The Power’ o ‘Standing in the Darkness’, hanno comunque un loro perché e contribuiscono a dare al disco compattezza e varietà, e al giorno d’oggi sarebbero una punta di diamante per numerose band.

All’epoca, ‘Alias’ ottenne un buon successo: disco d’oro negli Stati Uniti, platino in Canada e tre singoli entrati nelle classifiche. Non bastò però a trasformare la band in una realtà stabile: le defezioni interne e, soprattutto, il mutato orientamento delle etichette discografiche verso le sonorità di tendenza soffocarono sul nascere quella che avrebbe potuto essere una carriera duratura. Il secondo album rimase nel cassetto per anni, pubblicato solo nel 2009.

Riascoltato oggi, però, il disco suona come un perfetto esempio di AOR di fine anni ’80: melodie impeccabili, interpretazioni vocali di alto livello e arrangiamenti che, pur radicati nel loro tempo, conservano ancora immutato il loro fascino. È il tipico disco che non ha avuto la fortuna che meritava, ma che, tra gli appassionati, continua ad essere apprezzato come un piccolo classico mancato. In fondo è proprio qui il suo valore: non un semplice ricordo polveroso, ma un album capace ancora di emozionare e di testimoniare quanto fosse vigorosa la scena melodica a cavallo tra i due decenni.

© 2025, Samuele Mannini. All rights reserved.

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