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12 Luglio 2025 Comment Denis Abello
genere: Melodic Rock
anno: 2025
etichetta: Frontiers Music
Tracklist:
1. Intro – Katrina
2. Ghost Behind The Mask
3. Living On The Line
4. Punk Boy (ft. Jimmy Westerlund)
5. Wildfire
6. These Chains
7. Electric High
8. My Syndrome
9. Bring Me To Life
10. Sinner Of Tomorrow
Formazione:
Andrés Espada – Voce solista
José Mesta – Chitarre soliste
Firio Verástegui – Chitarre ritmiche
Daniel Mesta – Basso
Sergio Mtz – Batteria
Contatti:
https://www.facebook.com/lagunabandofficial/
I Laguna sono una giovane band messicana proveniente da Torreón, una città del nord del Paese, nel cuore del deserto. Il loro nome non è casuale: fa riferimento a un territorio un tempo coperto d’acqua, oggi arido ma pieno di vita e contrasti. Da questo paesaggio duro e ispirante nascono la grinta e la visione musicale del gruppo, formato da Andrés Espada alla voce, José Mesta alla chitarra solista, Firio Verástegui alla ritmica, Daniel Mesta al basso e Sergio Mtz alla batteria. Dopo aver costruito una solida reputazione nella scena locale, i Laguna catturano l’interesse della Frontiers Music e danno vita al loro debutto discografico: The Ghost of Katrina, prodotto da Jimmy Westerlund (già al lavoro con One Desire e Giant), che dà al tutto una veste sonora moderna, potente e ben confezionata.
L’album si apre con Katrina, un’intro atmosferica e inquieta, fatta di voci in spagnolo e sonorità cupe che creano subito una cornice emotiva intensa: non si tratta solo di un nome, ma di un simbolo, una tempesta interiore che anticipa il viaggio che ci aspetta. Si entra poi nel vivo con Ghost Behind The Mask, primo vero brano del disco, che esplora il tema dell’identità e della paura di mostrarsi per ciò che si è. La voce di Andrés è tesa, energica, perfettamente incorniciata da riff decisi e una produzione che esalta ogni dettaglio. Uno dei migliori brani che mi siano capitati di ascoltare per ora in questo 2025.
Con Living On The Line il ritmo accelera: è un inno al rischio, al vivere al limite, senza compromessi. Il testo è semplice ma efficace, e il ritornello entra in testa subito, perfetto da urlare sotto un palco. La successiva Punk Boy, che vede la partecipazione dello stesso Westerlund alla chitarra, cambia marcia e sfodera un sound più sporco e diretto, quasi punk. Racconta la storia di un ragazzo ribelle, un outsider che non si riconosce nelle regole e nei codici del mondo che lo circonda.
Il cuore più melodico e coinvolgente dell’album arriva con Wildfire, una sorta di power ballad che cresce con intensità, raccontando l’amore e la passione come fuoco indomabile, capace di distruggere e purificare allo stesso tempo. Le chitarre sono piene e avvolgenti, i cori aprono orizzonti da grande arena rock. These Chains, invece, riporta il disco su territori più classici, con un mid-tempo in stile Bon Jovi: il tema delle “catene” mentali e psicologiche è ben reso da un arrangiamento solido, anche se meno originale rispetto ad altri momenti.
Con Electric High i Laguna spingono di nuovo sull’acceleratore, in un brano velocissimo e adrenalinico che esalta la dimensione live. È un pezzo diretto, forse meno profondo nei contenuti e che manca un po’ il bersaglio. Al contrario, My Syndrome è più introspettivo e cupo: racconta il rapporto conflittuale con una parte di sé che fa male ma dalla quale non si riesce a separarsi. Ottima la combinazione tra tastiere e chitarre, in un sound che richiama da vicino i One Desire.
Bring Me To Life continua su questa scia emotiva, parlando di risveglio e rinascita, non tanto in senso spirituale quanto fisico, viscerale. È un brano coinvolgente, ben costruito, con una bella alternanza tra strofa e ritornello. A chiudere l’album ci pensa Sinner Of Tomorrow, che lascia l’ascoltatore con una sensazione sospesa: parla del prezzo da pagare per restare sé stessi, di ciò che siamo disposti a perdere per non scendere a compromessi. Una chiusura amara, ma coerente e intensa.
Nel complesso, The Ghost of Katrina è un debutto decisamente riuscito. I Laguna mostrano idee chiare, grande energia e una buona padronanza dei codici dell’hard rock melodico. Le influenze scandinave (Eclipse, H.E.A.T., One Desire) si sentono, ma sono ben rielaborate all’interno di un’identità che appare già forte e promettente. I brani migliori sono quelli dove melodia e impatto si fondono con maggior equilibrio, come Ghost Behind The Mask, Wildfire e My Syndrome. Qualche piccolo passo falso come in Elctric Drive ma la direzione intrapresa dalla band è quella giusta mettendo a segno un esordio solido e vibrante, che lascia ben sperare per il futuro. I Laguna sono pronti a dire la loro sulla scena internazionale in cui potrebbero davvero brillare.
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