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Recensione Classico

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Steelheart – Steelheart – Classico

02 Giugno 2025 2 Commenti Samuele Mannini

genere: Hard Rock
anno: 1990
etichetta: Mca
ristampe:

Tracklist:

1 - Love Ain't Easy
2 - Can't Stop Me Lovin' You
3 - Like Never Before
4 - I'll Never Let You Go
5 - Everybody Loves Eileen
6 - Sheila
7 - Gimme Gimme
8 - Rock'n'Roll (I Just Wanna)
9 - She's Gone
10 - Down'n'Dirty

Formazione:

Michael Matijevic : vocals
Frank Di Costanzo : guitars
Chris Risola : guitars
James Ward : bass
John Fowler : drums

 

Come abbiamo ripetuto innumerevoli volte, il 1990 fu un anno particolare (quasi ironico) per le band che debuttavano restando fedeli al sound hard’n’heavy, trionfante negli anni ’80. Proprio mentre le case discografiche iniziavano ad indirizzare il pubblico verso sonorità più “alternative”, alcuni gruppi coraggiosi continuarono, almeno per un altro paio d’anni, a produrre autentici capolavori. Spesso trascurati all’epoca, questi dischi si sarebbero poi rivelati vere gemme, raggiungendo nel tempo lo status di opere di culto e riuscendo a tenere testa (in termini di qualità artistica) ai classici della cosiddetta “età dell’oro” dell’hard ottantiano. Gli Steelheart rientrano tra questi esempi, e il loro primo album omonimo ne è una testimonianza luminosa.

Uscito a cavallo tra il 1989 e il 1990, ‘Steelheart’ vide la luce proprio nel momento in cui l’hard rock da classifica, dopo aver dominato il decennio, stava iniziando a cedere il passo. Eppure, l’album si impose fin da subito come un punto di riferimento del genere, un lavoro da conservare con cura. Con un mix ben calibrato di pezzi energici e ballad emozionanti, la band seppe trovare una propria identità musicale, ispirandosi a gruppi come Whitesnake, Dokken, Def Leppard e persino Led Zeppelin per le venature più blues. Il risultato fu un disco difficile da ingabbiare in categorie rigide: rispettava le fondamenta del genere, ma aggiungeva un tocco distintivo. La produzione, estremamente curata e “imponente”, tipica di quel periodo, contribuiva a definire un suono tanto potente quanto elegante.

Il gruppo, proveniente dal Connecticut, era formato da Michael Matijevic alla voce, Chris Risola alla chitarra solista, Frank DiCostanzo alla seconda chitarra, Jim Ward al basso e John Fowler alla batteria. Quello che fin dalle prime note però colpisce subito è la voce di Matijevic, considerato alla stregua di un nuovo Coverdale e dotato di un’estensione vocale eccezionale, la sua voce sapeva essere tanto intensa e acuta quanto delicata, con una capacità impressionante di raggiungere note altissime al limite dell’ultrasuono e dotato di grande personalità interpretativa sia tecnica che emozionale. Altro talento degno di nota era Chris Risola che ci offriva una performance chitarristica virtuosa, ricca di assoli memorabili e tecnicamente brillanti.

Se proprio volessimo incasellare questo disco, potremmo considerarlo una sorta di summa del class metal proposto negli anni precedenti. Ogni canzone ha una propria forza e identità. Il brano di apertura, ‘Love Ain’t Easy’, cattura subito grazie agli acuti spettacolari di Matijevic e a un ritornello da arena rock. ‘Can’t Stop Me Loving You’ è un mid-tempo melodico che cresce d’intensità fino a un climax emozionante. Veniamo alle ballad: ‘I’ll Never Let You Go’ si distingue per la sua dolcezza struggente e il forte impatto emotivo, mentre, se non vi viene la pelle d’oca ascoltando ‘She’s Gone’, siete morti e non lo sapete ancora; canzoni così qualche anno prima sarebbero potute diventare vere e proprie hit da heavy rotation su MTV. ‘Everybody Loves Eileen’ è invece un brano robusto, carico di energia, con un ritornello immediato. Ma il pezzo più sorprendente è ‘Sheila’, la traccia più intrisa di blues dell’album: un chiaro omaggio agli Zeppelin, reinterpretati e proiettati vent’anni avanti. Con un’atmosfera sensuale e intensa, il brano si chiude con un duetto voce-chitarra tra Matijevic e Risola, che ricorda le atmosfere live dei Purple di ‘Made In Japan‘. Infine, impossibile non citare ‘Gimme Gimme’ e ‘Rock’N’Roll (I Just Wanna)’, che mostrano il lato più aggressivo e diretto della band.

Al di là dell’apprezzamento della critica (ricordo una recensione su Metal Shock da brividi) ‘Steelheart’ ottenne anche un riscontro commerciale più che discreto, arrivando fino al 14º posto nella classifica Billboard, conquistando il disco d’oro negli Stati Uniti e vendendo 33.000 copie in Giappone solo il giorno dell’uscita. Purtroppo, dopo questo exploit iniziale, la carriera della band subì una brusca frenata: da un lato, come detto, il cambio delle mode musicali, dall’altro un grave incidente sul palco nel 1992 mise temporaneamente fuori gioco Matijevic, compromettendo il futuro del gruppo.

Nonostante, quindi, le difficoltà e l’uscita in un momento complicato per il genere, ‘Steelheart’ resta una delle migliori espressioni dell’hard rock melodico di inizio anni ’90. Per gli amanti del genere o se disgraziatamente ve lo foste perso e volete aggiungere un piccolo grande classico alla vostra collezione, questo disco rappresenta una scelta eccellente. Un album che avrebbe meritato un destino ben più luminoso, ma che ancora oggi brilla come un faro nel panorama del rock melodico, in un’epoca in cui i riflettori stavano cominciando a spegnersi.

 

© 2025, Samuele Mannini. All rights reserved.

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