LOGIN UTENTE

Ricordami

Registrati a MelodicRock.it

Registrati gratuitamente a Melodicrock.it! Potrai commentare le news e le recensioni, metterti in contatto con gli altri utenti del sito e sfruttare tutte le potenzialità della tua area personale.

effettua il Login con il tuo utente e password oppure registrati al sito di Melodic Rock Italia!

Recensione Gemma Sepolta

Gemma Sepolta

Video

Pubblicità

Eyes – Eyes – Gemma Sepolta

17 Giugno 2025 3 Commenti Samuele Mannini

genere: Hard Rock
anno: 1990
etichetta: Curb Records
ristampe:

Tracklist:

1 Callin' All Girls
2 Every Single Minute
3 Don't Turn Around
4 Miss Demeanor
5 Young And Innocent
6 Walkin' Fire
7 Wired 4 Love
8 Nobody Said It Was Easy
9 Can't Get Enough
10 Start Livin'
11 Somebody To Love (ghost track)

Formazione:

Jeff Scott Soto: voce.
Steven Dougherty: chitarra.
Jimmy O'Shea: basso.
Aldy Damian: batteria.

Ospiti:

Marcel Jacobs: basso

Todd Jasmin e Jeff Naideau: tastiere

 

Strana la storia degli Eyes, considerati da molti critici dell’epoca autori di uno dei migliori dischi di class metal di sempre. Strana perché è stata una delle band più “saccheggiate” di talenti nella storia del genere. Nati nella scena underground di Los Angeles con il nome di L.A. Rocks, furono fondati dal batterista Aldy Damian. Pur riuscendo a costruirsi un buon seguito, non ottennero mai un contratto discografico stabile. Nel corso degli anni, il gruppo vide passare tra le sue fila musicisti di alto livello: basti pensare che la formazione originaria dei L.A. Rocks includeva Kelly Hansen alla voce, Steve Dougherty alla chitarra, Chuck Wright al basso e Aldy Damian alla batteria. Tuttavia, Hansen passò agli Hurricane e Wright ai Quiet Riot e poi agli House of Lords, costringendo la band a ripartire quasi da zero.

Nel 1987, ormai rinominati Eyes, erano vicini a firmare con la Capitol Records. Ma proprio allora, James Christian fu chiamato dagli House of Lords, e Jeff Scott Soto (che aveva già avuto esperienze precedenti con la band) fu richiamato come cantante. La beffa finale arrivò dopo l’uscita del disco: nonostante la qualità, il successo fu estremamente limitato e Marcel Jacob, che aveva suonato gran parte delle parti di basso nell’album, richiamò Soto (che già a quei tempi era impelagato in mille progetti) per cantare in pianta stabile nei Talisman, infliggendo così il colpo di grazia definitivo alle speranze di successo della band.

Strana anche perché, scaricati dalla Capitol, gli Eyes trovarono un contratto discografico con la Curb Records, un’etichetta dalle dimensioni assolutamente rispettabili, ma completamente dedita alla musica country, quindi del tutto impreparata a supportare la band a livello promozionale. La Curb operava infatti in circuiti musicali completamente diversi, e ciò rende ancora oggi un mistero condito da mille illazioni, la decisione di metterli sotto contratto. Forse la speranza era quella di allargare il giro d’affari verso sonorità allora in voga (anche se all’inizio degli anni Novanta le major già cominciavano a sentire l’odore dell’alternative e stavano mollando l’hard rock), oppure si trattò di una cessione da parte della Capitol a titolo, per così dire, risarcitorio. Fatto sta che, senza il supporto dell’etichetta e rivolgendosi a un circuito di vendita in gran parte estraneo, la band affondò rapidamente nell’oblio.

La qualità delle tracce è però fuori discussione, e l’opener “Callin’ All Girls” lo dimostra subito: un’esplosione di chitarre bluesy, cori stratificati e energia da arena rock. Il ritmo resta alto con “Every Single Minute”, una scintilla di metal californiano alla Ratt. “Don’t Turn Around”, primo lento e cover di Tina Turner, diventa una power ballad intensa grazie alla voce soul di Jeff Scott Soto. “Young and Innocent” conquista con un ritornello arioso su una base hard rock compatta, mentre “Nobody Said It Was Easy” è il momento più toccante dell’album, perfetto per mettere in mostra le doti vocali di Soto. “Start Livin’”, anthemico e trascinante, sembra chiudere il disco… ma una sorpresa attende l’ascoltatore (almeno nella versione in cd): “Somebody to Love”, eseguita a cappella da Soto è probabilmente un omaggio a Sam Cooke, e seppur non accreditata nella tracklist, è forse uno dei primi esempi di ghost track, almeno a mia memoria.

Insomma, un disco che sarebbe potuto diventare un caposaldo del genere, ma che le vicissitudini del music business di quei tempi hanno relegato ad oggetto di culto per gli appassionati del genere, e quindi da recuperare assolutamente.

© 2025, Samuele Mannini. All rights reserved.

Ultimi Classici e Gemme Sepolte

Devi essere registrato e loggato sul sito per poter leggere o commentare gli Articoli

3
0
Would love your thoughts, please comment.x