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Recensione

73/100

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Don Felder – The Vault (Fifty Years Of Music) – Recensione

20 Maggio 2025 1 Commento Lorenzo Pietra

genere: Rock
anno: 2025
etichetta: Frontiers Records

Tracklist:

1. Move On
2. Free At Last
3. Hollywood Victim
4. Last All Night
5. Digital World
6. I Like The Things You Do
7. All Girls Love To Dance
8. Together Forever
9. Heavy Metal
10. Let Me Down Easy
11. Blue Skies

Formazione:

Chitarra e voce solista: Don Felder

Ospiti:

Chitarra ospite: Steve Lukather (traccia 5)
Voce solista: Nina Winter (traccia 10)
Basso: Nathan East (traccia 1, 3, 4, 5, 6, 8, 9, 10), Matt Bissonette (traccia 2)
Batteria: Brian Tichy (traccia 3, 4, 5, 7, 8), Jim Keltner (traccia 10), Gregg Bissonette
(traccia 1, 2), Todd Sucherman (traccia 6), Chad Cromwell (traccia 9)
Percussioni: Lenny Castro (traccia 3, 4, 5, 7, 8, 9)
Pianoforte: David Paich (traccia 10), Alex Alessandroni (traccia 1, 2)
Tastiere/B3/Sintetizzatori: David Paich (traccia 1 [+Fiati], 3, 4, 5, 7), Greg Phillinganes (traccia 3, 4, 7, 8)
Archi: Joe Williams (traccia 10)
Tastiere aggiuntive: Alex Alessandroni (traccia 10)
Sintetizzatori: Julian Chan (traccia 2, 9)
Tastiere basso: Alex Al (traccia 7)
Voci ospiti: Leah James e Eva Jenner (traccia 8)
Quartetto d’archi: Orchid Quartet (traccia 11)
Arrangiamento degli archi: Kim Bullard (traccia 11)
Cori: Brett Simons (traccia 1, 2, 6, 10), Timothy Drury (traccia 10),
Don Felder (traccia 3, 6, 7), Joe Williams (traccia 1, 2, 3, 4, 7, 9), Jaden Osborne (traccia 2),
Conesha Ms Monet Owens (traccia 3, 4, 7), Riley Nicholson (traccia 7), Windy Wagner (traccia 5), ​​Nathan East (traccia 5), ​​David Paich (traccia 5), ​​Orchid Quartet (traccia 11)

Contatti:

https://www.donfelder.com/
https://www.facebook.com/donfeldermusic
https://www.instagram.com/donfeldermusic/

 

Ecco arrivare il quarto lavoro solista di Don Felder, storica chitarra degli Eagles che penso non abbia bisogno di tante presentazioni…. The Vault (Fifty Years Of Music) è il titolo del disco e arriva a distanza di sei anni da Rock N Roll America e contiene tutti le demo rivisitate, risuonate ma scritte nel corso della carriera da Don Felder dal 1974 al 2023. Il viaggio che questo album ci regala è infatti qualcosa di speciale, sentire le canzoni a così tanta “distanza” l’una dall’altra è un’emozione veramente unica e riesce a mischiare ballad e rock a stelle e strisce.
Ma la vera chicca dell’album è data dalla lunga lista di Big della musica che hanno collaborato con Don Felder. Preparatevi per una serie di infinita tra cui Steve Lukather, Joseph Williams, Greg Phillinganes, David Paich, Brian Tichy, Timothy Drury, Greg Bissonette e tanti altri che elencherò nella tracklist. Come dicevo le canzoni ci fanno viaggiare nel tempo da Move On, del 1974 a I Like The Thing You Do datata 2023, dando vita a un nuovo sound dove si alternano ballad molto intime a schegge rock.

Tracce come l’appena citata Move On che ha il sapore anni ’70 ma rivisitata in chiave più moderna risulta con più mordente. Free At Last la ritengo la canzone più significativa e che riassume il mood dell’album, sempre con un sound cupo, basso in evidenza, voce bassa e sussurrata con un ritornello però fresco ed un testo importante. Hollywood Victim è un mid tempo Aor fino al midollo dove il testo parla dei sogni infranti e del lato meno famoso di Hollywood. Si accelera con l’ottantiana Last At All allegra, veloce, un west coast con tinte rock e un ritornello che si fissa in testa. Altre canzoni da ricordare sono I Like The Things You Do, il ritornello da un senso di dejavu, ma rimane un pezzo rock divertente con un bell’assolo. Si continua con il synth e il basso effettato di All Girls Love To Dance, un pop dove ogni strumento è elettronico e ci riporta in pieni anni 80. La ballad Together Forever è un buon pezzo che non grida al miracolo, dove la batteria accompagna il basso e la chitarra effettata sembra parlare. Heavy Metal è la riedizione del brano originale del 1981 e si conferma uno dei pezzi più hard rock, di certo lontano dal metal di quegli anni. Let Me Down Easy è la seconda ballad, al microfono troviamo Nina Winter che riesce a dare un ulteriore tocco di dolcezza al brano, bello e molto Aor soprattutto nell’esplosione del ritornello. Si chiude con la strumentale Blu Skies, chitarra acustica, archi, violini e cori finali per due minuti di ottima fattura.

IN CONCLUSIONE:
Un buon album che vi offrirà un’ora di musica di qualità, un classic rock rivisitato in chiave moderna, con un autentico sound americano.

© 2025, Lorenzo Pietra. All rights reserved.

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