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Recensione

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The Flood – Hear Us Out – Recensione

29 Marzo 2023 3 Commenti Vittorio Mortara

genere: Hard Rock
anno: 2023
etichetta: Escape

Tracklist:

1. Dangerous Dawn
2. The Devil He Don’t Care
3. Fight Or Flight
4. Can I Call It Home
5. Overdrive
6. My Kind Of Heaven
7. The Flood
8. Stand Up
9. I Can’t Stop
10. A Reason To Change
11. Til Dawn Us Do Part
12. A Taste Of What’s To Come

Formazione:

Chris Ousey - Voce
Jim Kirkpatrick - Chitarre
Didge Digital - Tastiere
Billy Sheehan - Basso
Nigel Glockler – Batteria

 

Innanzi tutto chiedo scusa a voi lettori per il ritardo nella recensione di questo platter. Purtroppo la Escape da qualche tempo non manda più i promo in redazione, quindi a noi tocca fare recensioni postume all’uscita degli album, ma cerchiamo comunque di fare il nostro meglio per dare la nostra opinione al pubblico, visto che anche i costi de cd/vinili che stanno diventando sempre più impegnativi. Dal recensire questi The Flood non potevo proprio esimermi: vi militano il mio bassista preferito, Billy Sheehan, ed uno dei miei vocalist del cuore, mr. Chris Ousey. Buttateci dentro anche il chitarrista degli FM, Jim Kirkpatrick, ed un batterista dei Saxon e vedete voi se non ottenete un supergruppo. Ahhh! Cos’ho detto? Una parola che negli ultimi anni provoca più brividi di terrore che curiosità ed entusiasmo. Dunque, ci risiamo? Questa è l’ennesima operazione commerciale per spillare qualche soldino in più dai nostri salvadanai? Beh, non saprei. Di sicuro quello che salta all’orecchio è che questo album suona piuttosto duro. Canzoni poco orecchiabili che lasciano scarso spazio sia all’ugola d’oro di Ousey sia all’immenso talento di Sheehan. I due paiono quasi sepolti da un monolite hard/metal condito di tastiere old style. Peccato, perché anche la produzione è pulita e professionale, merce rara al giorno d’oggi.

Fatto sta che, dopo ripetuti ascolti, non riesco a individuare un brano veramente esaltante. Ci sono svariati up-tempo, come “Fight or fight”, la “The flood” o “Stand up” in cui potrete apprezzare il rotolare del basso di Billy e sentire Kirkpatrick sfogarsi in riffs e ficcanti solos che mai potrà sognarsi di esibire con gli FM. Ma bridges e chorus non sono mai all’altezza di quanto Ousey ci ha abituati ad ascoltare con la band madre. Il mid tempo dell’opener “Dangerous dawn” regala qualche finezza strumentale in più. Ma gli spunti più interessanti li ho trovati nello slow “Can I call it home”, maschio e convincente, nella Mr.Bighiana “My kind of heaven”, nelle linee melodiche affascinanti della blusly “I can’t stop” e la conclusiva orientaleggiante “A taste of what’s to come”, dove Chris ci delizia con una prestazione degna dell’ultimo Heartland. Quello che resta è hard assai canonico, privo di veri e propri spunti sui quali sprecare inchiostro.

Insomma a me Ousey piace quando canta negli Heartland e Sheehan quando suona nei Mr.Big. Punto. Questo disco non è brutto. Però, accidenti, da una formazione del genere ci si aspetta molto ma molto di più, sia a livello di espressione tecnica che per quanto concerne le composizioni. Così come dalle tante, troppe superband messe in piedi per motivi, nella maggior parte dei casi, discutibili. Consigliato solo a chi vuole avere tutto dei propri eroi.

© 2023, Vittorio Mortara. All rights reserved.

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