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Recensione

75/100

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Michael Jessen – Memories – Recensione

03 Gennaio 2015 Comment Lorenzo Pietra

genere: Hard Rock
anno: 2014
etichetta: Massacre Records

Tracklist:

01. Broken Heart
02. My Own Funeral
03. Everything Comes To An End
04. Blackwater
05. The Rose
06. Runaway
07. Prisoner
08. Dreams Die Hard
09. Lost In L.A.
10. Freefall

Formazione:

Michael Jessen – chitarra solista / ritmica
Goran Edman – voce
Christoffer Hoaas – basso
Mads Grunnet – batteria

Ospiti:

John Norum (Europe) – guest guitar solo su “Blackwater”
Morten Dybro – guest piano su “Prisoner”

 

Avere un mito come John Norum e suonare la chitarra come lui deve essere il sogno di tanti appassionati della sei corde… Questo è il caso di Michael Jessen, chitarrista dalle ottime potenzialità proveniente dalla Danimarca. Considerando che Michael suona tutte le chitarre dell’album e che come ospite trova proprio il suo “idolo” John Norum fa ben sperare sulla riuscita del progetto. Arruolati Goran Edman alla voce, Christoffer Hoaas al basso e Mads Grunnet alla batteria non è restato altro che incidere questo Memories. L’album è composto dalle 4 tracce dell’EP uscito nel 2012,  più 6 nuove canzoni, e con l’appoggio della label Massacre Records ecco prendere vita il platter.

Un album che passa dal classico melodic rock all’AoR più robusto e che trae ispirazione proprio da John Norum. 40 minuti di buona fattura, dall’hard rock più roccioso dell’opener Broken Heart e Everything Comes to An End, al rock più melodico del singolo My Own Funeral dove la sei corde di Jessen sprigiona riff e assoli a ripetizione. Blackwater trova ospite alla chitarra Norum e senza dubbio è una delle migliori tracce dell’album. Hard Rock potente, assolo da brividi e riff semplice ma di grande effetto. La prima ballad The Rose si apre con un arpeggio e riesce a catturare l’ascoltatore con la sua semplicità. Runaway torna a parlare il rock più duro dove batteria e basso pestano forte, un gran pezzo. La seconda ballad Prisoner è più sognante, pianoforte e voce in primo piano, il ritornello con archi e doppie voci la rende dolcissima. Il titolo della seguente song, Dreams Die Hard, parla da solo; una bomba hard rock molto eightes, un riff tagliente e un ritornello ben riuscito completano un altro ottimo tassello dell’album. Lost In L.A. nella sua breve durata risulta più radio-friendly, le chitarre fanno spazio alla melodie ma non convince molto il refrain. La chiusura è affidata ad un brano totalmente strumentale; Freefall è un episodio lento, una “ballad” triste ma che sprigiona energia ad ogni singola nota di Jessen…ma che ad un certo punto esplode in un hard rock cupo ma potente e ritmato. Sembra quasi di sentire una jam session del chitarrista scandinavo. Molto bella.

IN CONCLUSIONE:

Chi ama l’hard rock scandinavo con l’impronta di Norum non può perdersi questo lavoro.  Ancora qualche imperfezione sul mixaggio sonoro ma nulla di grave.

© 2015 – 2018, Lorenzo Pietra. All rights reserved.

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