Oz Hawe Petterson’s Rendezvous -Oz Hawe Petersson’s Rendezvous – Recensione

Negli intenti di questo Rendezvouz di Oz Hawe Petterson tutto dovrebbe riportare a non dopo il 1991… tastiere, chitarre, suoni, pezzi… tutto dovrebbe farci fare un balzo indietro nel tempo e riportarci a quei gloriosi anni.
Diciamocelo, una promessa che negli ultimi anni abbiamo sentito ben più di una volta… e allora siamo onesti fino in fondo… promessa difficilina da mantenere, e non magari per mancanza di pezzi, mancanza di intenti o mancanza di capacità… ma semplicemente perchè è una promessa che nel 2024 suona nettamente anacronistica e a cui manca una base di fondo spesso tralasciata ma di vitale importanza, il contesto storico che in quegli anni aveva trovato un’arma vincente proprio nella musica per turbare emozioni e sfondare i cuori di giovani speranzosi. Quegli stessi giovani che nell’anno di grazia 2024 sono molto meno giovani e di quei tempi portano dentro un ricordo vivo ma sbiadito e che forse non sono più in grado di fare un balzo verso quel 1991 promesso anche dai qui presenti Oz Hawe Petterson’s Rendezvous.

Digressione iniziale a parte entriamo nel cuore dell’analisi di questo lavoro che diciamolo subito, per uno come me che da sempre ama il songwriting a firma Osukaru, band madre che deve i suoi natali proprio al qui presente chitarrista Oz Hawe Petterson, non può che essere l’ennesima conferma della bravura in fase di scrittura di questo “ragazzo”.
Quello che forse ha sempre invece un po’ tarpato le ali agli Osukaru è da ricercare a mio parere nelle voci, non sempre all’altezza di quello che poteva essere un buon lavoro tra AOR e Hard Rock!

Ecco allora che, in combutta con il tastierista Mathias Rosén ex membro con Oz degli Svedesi Eye, vede la luce questo progetto prettamente AOR a nome Rendezvous che vede la delicata “parte vocale” delegata a diversi ospiti tra cui è impossible non citare la spendida voce di David Forbes (Boulevard). A lui si aggiungono nomi più o meno conosciuti nel panorama come quello di Chris Rosander, Frederik Werner degli Osukaru e Jane Gould dei Forget-Me-Not. Nutrita inoltre la lista degli strumentisti che donano la loro arte a questa opera.

Parlando dei brani a livello stilistico siamo effettivamente orientati sull’AOR di fine anni ’80 e inizio ’90 con band quali Strangeways, Alien e Bad English che vengono inevitabilmente alla mente e diciamolo, pur senza troppa originalità, ma i pezzi funzionano praticamente tutti e se amate il genere potete già fermarvi qui e correre ad ascoltare l’album!
Se vi serve comunque ancora qualche spinta in più vi basti sapere che i due brani a cui regala la voce David Forbes (These Days e All Roads Lead Back To You) valgono da soli l’acquisto dell’album con una prova come al solito ispirata, intensa e maestosa del nostro David “Boulevard” Forbes!
A questo aggiungo che, non avendo mai particolarmente amato la voce negli Osukaru di Frederik Werner, devo dire che qui mostra finalmente di aver ingranato la giusta marcia con un notevole passo avanti nella gestione della sua (valida) voce e così anche brani come As We Cry (primo singolo), Midnight Lady (Dangerous Game) in duo con Chris Rosander, This Time Around e Never Be ne escono vincitori.
Sacred Land è forse il brano più insipido del lotto e tocca al comunque valido Chris Rosander gestirlo. Infine validi gli inserti offerti dalla voce femminile di Jane Gould in Fool’s Good e The Essence of Love.

In definitiva un album che promette un miracolo e regala invece un lavoro gradevole e ben infiocchettato per farci “credere” in un finto miracolo. Se amate l’AOR più classico e radiofonico resta un album che sicuramente va ascoltato e preso in considerazione per la vostra collezione!

Mike Della Bella Project – The Man With The Red Shoes – recensione

Durante il 2019 arriva, completamente in sordina, un album autoprodotto in grado di lasciare senza parole gli amanti del westcoast più di maniera ed elegante. Quell’album dal titolo One nasceva sotto il moniker Mike Della Bella Project (qui la nostra recensione).
2024 e ancora una volta in maniera autoprodotta Mike Della Bella, all’anagrafe Michele Della Bella, classe 1965, romano, polistrumentista, autore e produttore punta al colpaccio e a bissare il successo ed il livello raggiunto con il debutto. Obiettivo non facile quello che si pone questo suo nuovo parto a titolo The Man With The Red Shoes.
Dalla sua si parte mantenendo l’ossatura portante di One con quindi il supporto di Daniele Trissati alla chitarra e Mauro Scardini alle tastiere più una serie di Artisti di rilievo del panorama internazionale come Robbie LaBlanc, Jesús Espín, Peter Friestedt, Shannon Forrest, Bill Champlin solo per citarne alcuni oltre alla conferma della bella voce femminile, già presente in One, di Nanà Petrossi!

La riconoscibilissima voce di Robbie LaBlanc fa la sua magistrale entrata sulle note di un brano AOR dall’arrangiamento westcoast come Far From Over e si è subito riproiettati in quel favoloso cromato, scintillante ed elegante mondo a firma Mike Della Bella! Con la successiva Gift of Life LaBlanc regala una prestazione magistrale che impreziosisce un brano assolutamente sopraffino per gusto e arrangiamenti con un solo di chitarra da brividi.
Shelter Me, che vede l’entrata in scena di Nanà Petrossi, veste l’AOR di Soul. Sax e fiati giocano con i tocchi jazz della chitarra e la brava Nanà dona sensualità al tutto. Nothing I Wouldn’t Do. con la voce carica e potente di MaShanda Favors ci porta direttamente sul dancefloor.
Robbie La Blanc si trova perfettamente a suo agio sulle note di If The Darkest Night, forse il brano più AOR classico del lotto. Lo stesso LeBlanc lo troveremo a chiudere la sua opera al servizio di questo album sulle note di Affinity, brano puramente westcost, genere in cui LaBlanc dimostra di potersela giocare a livello vocale con i Top vocalist degli anni d’oro sorretto inoltre da un lavoro strumentale eccezionale a cui dona il suo contributo anche il bravissimo Peter Friestedt alla chitarra. Quanto stile, bravura e gusto in un solo brano!
Once In A Lifetime con Nanà Petrossi ci porta in territori nettamente radiofonici e ci lascia crogiolare nei tratti di un ricercato pop/aor a cui fa da contraltare il funk/soul del successivo Surrender, brano in cui Mashanda Favors trova terreno fertile per la sua voce “Black”. Nathan East al basso, volete veramente che aggiungo altro?
Sulle note di To You arriva la bella sorpresa di trovare Jesús Espín, voce storica dei 91 Suite e The Secret, che in duetto con Nanà Petrossi piazza un lento incantevole che gioca sulle loro due voci e sulla bellezza del piano. I’d Rather Be a Fool è jazz / swing / pop perfetto per la voce di St. Paul Peterson ancora una volta in duetto con Nanà!
Chiusura di maniera per un album che fa dell’eccellenza il suo marchio di fabbrica!

Direi che abbiamo detto tutto anche se fidatevi che a parole è difficile far capire il livello di questo lavoro che va assolutamente ascoltato se il genere è nelle vostre corde o se comunque avete voglia di un lavoro in cui tutto è assolutamente di alto livello tra cui master a cura dello Svedese Hans Olsson e mixing di Ronny Lahti (CWF, Dirty Loops, Roxette, Europe) che regalano un suono pulito e raffinato che calza come un vestito sartoriale sulle note dei brani.

Comfort Festival – Terza Edizione


presentano

TERZA EDIZIONE

DOMENICA 7 LUGLIO 2024
FERRARA, NUOVA DARSENA

THE GASLIGHT ANTHEM

UNICA DATA ITALIANA

GARY CLARK JR.
RIVAL SONS
SOUTHSIDE JOHNNY & THE ASBURY JUKES

THE WAR AND TREATY UNICA DATA ITALIANA

HARDWICKE CIRCUS
LOVESICK

BIGLIETTI EARLY BIRD DISPONIBILI SU TICKETONE E TICKETMASTER
DALLE 10 DI VENERDÌ 9 FEBBRAIO

La seconda edizione del festival, nel 2023, si era conclusa con una serie di straordinarie jam session di Jack Johnson insieme agli altri artisti in lineup, tra i quali Glen Hansard, Kurt Vile and the Violators e Wolfmother. Ora sono finalmente ufficiali i nomi della terza edizione di Comfort FestivalÒ che andrà in scena domenica 7 luglio 2024 presso la Nuova Darsena di Ferrara. I biglietti early bird nominali saranno in vendita sui circuiti ufficiali Ticketone e Ticketmaster dalle 10 di venerdì 9 febbraio.

Comfort Festival® mette al centro il benessere psicofisico del pubblico e non la ricerca dei grandi numeri di massa. La rassegna nasce nel 2021 da un’idea semplicissima del fondatore di Barley Arts Claudio Trotta: utilizzare una location bella e naturale per consentire al pubblico di trascorrere una giornata di relax all’insegna della buona musica.

«Sono molto grato alla città di Ferrara a partire dal Sindaco Alan Fabbri e dall’Assessore alla Cultura Marco Gulinelli che hanno voluto fortemente che questo nostro progetto di Festival “boutique” continuasse nella loro meravigliosa città.
Sono molto felice del cast artistico che abbiamo scelto dopo mesi di lavoro e selezione non sempre semplici.
Infine credo che la nuova location sarà molto gradita dal pubblico e dagli artisti partecipanti.
Abbiamo contenuto il prezzo del biglietto grazie alla collaborazione con la Scuola di Musica di Ferrara e con il Comune di Ferrara e crediamo davvero che quanto si vivrà domenica 7 luglio sarà speciale», dice Claudio Trotta.

La Nuova Darsena di Ferrara, area recentemente riqualificata, è un luogo particolarmente suggestivo dove terra e acqua si incontrano. Si tratta di una location davvero unica, nel cuore della città di Ferrara (patrimonio UNESCO) per assistere ad eventi, trascorrere la serata in compagnia e, soprattutto al calar del sole, godersi il tramonto che si rispecchia nell’acqua. Ferrara è in effetti una città la cui storia è indissolubilmente legata all’acqua: nasce e si configura tra il ramo primario del Po e il Po di Volano, un affluente che arriva tutt’oggi fino al mare e sfocia all’interno della Sacca di Goro. La Darsena di San Paolo costituisce un tratto ciclopedonale lungo il Po di Volano e si inserisce all’interno del Quartiere Giardino.

Questa cornice straordinaria ospiterà il grande ritorno sulle scene dopo 9 anni di stop dei The Gaslight Anthem nell’unica data italiana dell’estate 2024, durante la quale presenteranno il nuovo album History Books (2023). A precedere sul palco la band di Brian Fallon e soci sarà Gary Clark Jr., apprezzato cantante e chitarrista blues titolare di una lunga serie di riconoscimenti – inclusi diversi Grammy Awards – per i suoi lavori, tra i quali lo straordinario This Land (2019). Nel tardo pomeriggio saliranno sul palco i Rival Sons, formazione blues rock californiana che durante il 2023 ha pubblicato ben due album a distanza di pochi mesi, Darkfighter e Lightbringer. A precederli sarà una formazione particolarmente amata dagli amanti del sound del New Jersey: Southside Johnny & The Asbury Jukes, legata a doppio filo con Bruce Springsteen e la E Street Band e citata da Jon Bon Jovi come sua grande fonte di ispirazione. Slow Music ETS si conferma anche quest’anno partner del festival e presenta The War and Treaty, duo che mescola blues, gospel, soul, bluegrass e country nominato ai Grammy Awards con l’ultimo lavoro in studio Blank Page (2023), anche loro in data unica italiana. Ad aprire la giornata saranno gli Hardwicke Circus, prodotti dal leggendario Dave Robinson fondatore della Stiff Records, e i Lovesick come unici artisti Italiani della giornata.

Ascolta la playlist dedicata a Comfort Festival®: https://spoti.fi/3SOtwdQ

Comfort Festival® è parte di Yourope – The European Festival Association.

COMFORT FESTIVAL
with THE GASLIGHT ANTHEM, GARY CLARK JR., Rival Sons, Southside Johnny & The Asbury Jukes, The War and Treaty, Hardwicke Circus, Lovesick

Domenica 7 Luglio 2024
Ferrara, Nuova Darsena – via Darsena

Biglietti disponibili su Ticketone e Ticketmaster.
Posto unico in piedi (early bird): € 50,00 + prev.

Honeymoon Suite – Alive – Recensione

Ancora una volta sotto il tetto di casa Frontiers tornano in pista i canadesi Honeymoon Suite.
Figli dell’epoca d’oro del genere nel 1984 pubblicano l’album omonimo dal discreto successo che verrà bissato dal successivo The Big Prize del 1986, forse l’album più rappresentativo della band. Forti di un sound che mescola abilmente melodie d’impatto di puro melodic rock con uno stile pop altamente radiofonico assaporano un buon successo in patria senza però arrivare mai al “forse meritato” grande salto nel resto del mondo.
Dopo gli anni ’90 e i primi 2000, travagliati per tutto il genere, ma per gli Honeymoon Suite forse ancora di più con differenti cambi di formazione nel ‘2007 la band torna con la formazione storica al completo che vede Johnnie Dee alla voce, Derry Greham alle chitarre, Dave Betts alla batteria, Gary Lalond al basso e Ray Coburn alle tastiere e l’anno successivo da alle stampe l’ottimo Clifton Hill.
A questo punto Ray Coburn lascia il posto alle tastiere a Peter Nunn, attuale tastierista della band, ma è chiaro che, anche se i tempi d’oro sono andati, la band sa ancora il fatto suo.
2019 e il ritrovato e rinnovato quintetto si mette a lavorare con il produttore “compaesano della band” Mike Krompass (Steven Tyler, Theory of a Dead Man, Smash Mouth) dando alla luce due singoli Tell Me What You Want e Find What You’re Looking For che riportano i riflettori sulla band.

Arriviamo così al 2024 e a questo Alive che, per chi se lo stesse chiedendo come me, incide su disco anche i due ottimi singoli usciti nel 2019 e 2020 e che per ora da che mi risulti non godevano di una pubblicazione fisica ufficiale! Chi ha apprezzato questi due singoli sa già quindi potenzialmente cosa aspettarsi da questo lavoro ed i nostri per fortuna non tradiscono, complici ancora della collaborazione con Mike Krompass.
Infatti la decina di pezzi che compongono questo lavoro non tradiscono le radici della band da ricercare nel fertile, ma in questi anni forse poco qualitativo, terreno del melodic rock a cui aggiungono una buona dose di pop rock, trademark della band, a rinvigorire il tutto.
Così a partire dalla radiofonica Alive, passando per i due già conosciuti singoli citati sopra e correndo veloci sulle note di brani Pop radiofonici come Done Doin’ Me, Not Afraid To Fall o brani più melodic rock oriented come Give It All, Broken, un pizzico di melodic funkie con Living Out Loud, senza dimenticare il must have della bella ballata di turno a titolo Love Comes si arriva veloci e con piacere a chiudere l’ascolto sulle note della semi ballad Doesn’t Feel That Way.

Squadra che vince non si cambia e se forse anche gli Honeymoon Suite hanno vinto meno di quello che avrebbero meritato e ormai sono in ritardo sui tempi per segnare il punto della vita, ma diciamo che è tutto il genere ad essere in ritardo ormai, dimostrano con questo Alive di avere ancora i numeri per fare bene in questo inflazionato genere.
Dal loro ci mettono un lato Pop rock che gli si addice unito ad una produzione di livello. Se dalla vostra avete un lato Rock tendente al morbido allora questo è un album che non dovete farvi sfuggire!

The Gems – Phoenix – Recensione

In casa Thundermother la convivenza non deve essere semplice e così circa un annetto fa tre Thundermotheriane, ossia Guernica Mancini (voce), Mona Lindgren (chitarre) e Emlee Johansson (batteria) prendono i loro bagagli e in blocco tolgono il disturbo.
Il Lupo però perde il pelo ma non il vizio, o in questo caso direi la voglia di fare musica, e così le tre ex si ritrovano e neanche da dire mettono su una band a nome The Gems e si ripresentano sul panorama musicale mondiale con l’esplicativo album Phoenix !
Album che, ancora una volta neanche da dire, riprende pari pari quello che le tre facevano nelle Thundermother, ossia del sano, sanguigno, e forse solo un pelino meno grezzo (cosa che apprezzo!) Hard Rock stradaiolo che sembra incrociare in un’orgia alcolica il sound di Kiss, Ac/Dc e Mothorhead!

La copertina decisamente fine anni ’70 che vede in un poco memorabile outfit le tre donzelle introduce invece in un lotto ben più memorabile di pezzi, 16 per l’esattezza anche se va detto che ci sono tre intermezzi ed una versione acustica del brano Like a Phoenix il che riduce in realtà, a voler ben vedere, il corposo lotto al numero più umano di dodici pezzi.
Passato quindi il primo “interlude” (Aurora) ci si lancia subito negli intenti diretti di Queens! Come a dire, gente noi siamo le Regine, ed effettivamente il pezzo gira che è un piacere. Originalità zero ma il buon gioco di squadra delle tre “Gemme” fa capire che il tutto funziona alla grande!
L’album riesce a trasmettere infatti quell’aria più “easy” (in tutti i sensi) che probabilmente si respira tra le Gems rispetto al loro recente passato, risultato ottenuto presumibilmente grazie anche all’amicizia “vera” che lega le tre al di fuori della band.
Si continua così con lo stile seventies blues hard rock di Send Me To The Wolves e sulla Mothorhediane Domino e Silver Toungue! Il concetto di “originalità pari quasi a zero” continua per tutto l’ascolto del disco ma va detto che l’album comunque si fa apprezzare con piacere grazie anche ad un lavoro veramente di livello alla chitarra per la brava Mona “DeMona” Lindgren ed alla sempre ottima voce di Guernica Mancini, mentre alla batteria Emlee Johansson mostra tutte le sue doti da rullo compressore che sono praticamente imprescindibili in un album come questo.
Senza passare al lumicino tutti i pezzi di questo Phoenix meritano una citazione l’intensa Ease Your Pain, il manifesto Like a Phoenix e la radiofonica chiusura di Fruits of my Labor.

Sarà la voglia di rivincita delle tre Gems, sarà l’amicizia che le lega ma questo Phoenix è un bell’ascoltare. Certo, prova a venderci l’acqua calda, ma lo fa almeno profumandola a dovere e presentandocela alla giusta temperatura. Consigliato un ascolto, brave Gems!

Corvus – Immortals – Recensione

Usciti nel 2015 con l’album Chasing Miracles, tornano ora dopo otto anni gli Inglesi Corvus! Nati nel 2012 per volere del chitarrista John Clews, che qualcuno magari si ricorderà per la sua presenza nei Serpentine, i Corvus altro non sono che una bella realtà AOR pura, semplice e diretta!
La particolarità della band si può ricercare nella voce di Ciaran James dallo stile a tratti teatrale e romantica che mi ha ricordato a tratti quella di Morrissey.

La proposta musicale è interessante. Pur non discostandosi da un AOR per lo più fresco, catchy e altamente orecchiabile di matrice puramente inglese, come potrebbe essere per fare un paragone recente quello dei Cats in Space ma ancora più edulcorato, riesce ad uscirne a testa alta grazie a brani ben confezionati e ad una produzione pulita e colorata che evita l’effetto “binario unico” che spesso si percepisce nelle produzioni odierne di questo genere.

Un album da ascoltare con spensieratezza, ma non per questo privo di liriche anche impegnate, e con sempre quel senso di vintage AOR a coccolarci i timpani. Forse qualche brano che tende ad assomigliarsi qua e la ma anche qualche bella perla come You Make Me Live Again in cui i tratti della voce segnalati a inizio recensione di Ciaran tra teatrale e romantico si fondono perfettamente dando vita ad un brano sognante e poetico con l’eleganza tipica di un certo AOR di matrice inglese.
Bella e atipica, ma trademark della band visto che già lo avevano fatto nel precedente lavoro, la chiusura sulle note della strumentale Stardust.

Da notare comunque in aggiunta due bonus come la versione alternativa di Chasing Miracles dal primo album e la natalizia Can You Hear The Sleigh Bells Rings, singolo del 2016, che poco valore agiungono all’album ma che risultano comunque un gradito presente da parte della band.

Niente di nuovo sotto il sole e questo è forse l’unico vero appunto che si può fare a questo lavoro, ovvero una certa mancanza di originalità che volente o nolente mina il voto finale. Va detto però che il tutto viene comunque ben bilanciato da un lavoro preciso e curato nello sviluppo e nell’esecuzione dei pezzi. Così se con il primo album i Corvus avevano posizionato un tassello che faceva capire le intenzioni della band, con questo nuovo lavoro a titolo Immortals piazzano un buon secondo diretto che sicuramente metterà KO qualche cuore AOR dal tratto “mieloso” rimasto fermo nelle terre di Albione dei primi anni ’80.

BACKSTAGE: Storie di Metal Italiano

È in arrivo “BACKSTAGE: Storie di Metal Italiano”, un libro che raccoglie gli aneddoti più significativi della vita artistica di alcuni dei più illustri esponenti della scena Metal italiana.

Personaggi del calibro di Michele Luppi dei Whitesnake, Roberto Tiranti dei Labyrinth, Flegias dei Necrodeath, Pino Scotto e molti altri che hanno raccontato ad Alessandro Rubino, autore del libro, alcuni dei ricordi più significativi della loro carriera.

Questo lavoro vi porterà a scoprire storie di eccessi, di sogni realizzati e di incontri con i giganti del Metal.
A febbraio in libreria e su tutti gli store online!

Ecco il link per il pre order:

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Heroes & Monsters + Dobermann live al Teatro Atlantic di Borgaro (TO) – 02 dicembre 2023 – live report

Alchimia… quella cosa che se presente in una qualsiasi situazione rende tutto più incredibile, magico e memorabile! Se l’Alchimia si palesa in più sfaccettature in un evento come quello di sabato due dicembre al Teatro Atlantic di Borgaro (TO) allora non ce n’è per nessuno, soprattutto se è un ingrediente pesantemente presente tra i componenti di tutte e due le Band coinvolte nella serata.
Dobermann e Heroes & Monsters infatti sono due gruppi che il palco lo divorano con i componenti della band che interagiscono tra loro come un meccanismo ben oliato e rodato coinvolgendo inoltre il pubblico in maniera naturale.

Non si fanno prigionieri e si vince tutti, Artisti, Fans e Organizzatori!

Serata decisamente Top con un’organizzazione, quella della Vertigo Live Club, valida e all’altezza dei nomi coinvolti. Mia prima volta al Teatro Atlantic di Borgaro (TO) e devo dire che la location è veramente perfetta per un concerto come questo.
Bel palco, capienza massima di penso 600/700 persone (questa sera sono molte meno, ma comunque un buon numero) e un’ottima acustica. Si parte già bene.

21:30 ed i Dobermannn prendono posto sul palco e in tre quel palco o lo sai gestire o sembrerà assolutamente vuoto ed i nostri (i Dobermann sono di Torino) lo sanno gestire con maestria di chi i palchi se li brucia “alla botta”. Si parte con Shaken To The Core ed è subito chiaro che il biglietto pagato già solo varrebbe per la presenza di questi assi dell’Hard Rock stradaiolo, grezzo ma assolutamente raffinato.
Paul Del Bello alla voce e basso e Valerio “Mohicano” Ricciardi alla chitarra si spalleggiano a vicenda mentre Antonio Burzotta alla batteria si prende il suo momento (e i meritati) applausi con un assolo da panico! La loro esibizione è di quelle che non lasciano un attimo di respiro, si corre veloce sulla setlist e alla chiusura con Taking In The Out Takes resterebbe ancora la voglia di ascoltare qualche brano! Bravi davvero!

Il tempo è però tiranno e dopo una sistemazione degli strumenti un altro trio prende possesso del palco. L’evento clou che vede gli Heroes & Monsters nuovamente in Italia sta per iniziare. Arriviamo gasati dallo show dei Dobermann ma sono sicuro che gente navigata come Todd Kerns (voce e basso), Stef Burns (chitarre) e Will Hunt (batteria) non possono che stupire.
Per chi non li conoscesse gli Heroes & Monsters sono quella che può essere definita una super band che vede coinvolta “gente” che ha suonato per Alice Cooper, Y&T, Huey Lewis and The News, Vasco, Slash ed Evanescence e che da pochi mesi ha pubblicato il suo primo album di debutto omonimo (qui la nostra recensione).
Si parte con il primo singolo degli H&M, Raw Power, e si mette subito in chiaro l’andazzo della serata. Qui si buttano giù anche i muri, il livello dei tre sul palco è clamoroso e Todd Kerns su tutti si rivela una grandissima sorpresa con una voce che sa essere graffiante ma calda all’occorrenza come sulla splendida Angels Never Sleep.
La chimica fra i tre è palpabile e come dicevamo nell’intro dell’articolo genera un’Alchimia difficile da trovare in quelli che solitamente vengono definiti Super Progetti. Qui è diverso, sul palco ci sono tre amici che si divertono e sanno far divertire e che dalla loro hanno un Talento ed una Tecnica fuori dal comune.
Lo Spettacolo è garantito e scorre via tra pezzi originali e cover “ristilizzate” sui canoni della band tra cui una punkeggiante All I Want For Christmas Is You di Mariah Carey cantata direttamente da  Stef Burns, attuale chitarrista di Vasco.
Da notare anche l’omaggio, nel giorno dell’ultimo concerto dei Kiss, alla band mascherata con una dirompente Rock and Roll All Nite che “vorrebbe” chiudere il concerto… ma la gente sotto palco non ci sta e tra applausi e acclamazioni gli Heroes & Monsters tornano fulminando tutti con una spettacolare Welcome to the Jungle dei Guns & Roses e un’altrettanto riuscita cover di Kickstart My Heart dei Motley crue.

Con la voglia ancora di far casino si riaccendono le luci del Teatro Atlantic e resta il tempo di godersi qualche foto e autografo di rito con i tre “Cattivi Ragazzi” degli H&M che si dimostrano disponibili con tutti al banco del merchandise… e a noi non resta che augurarci di rivedere presto sia i Dobermann che gli Heroes & Monsters su di un palco, chissà, magari nuovamente lo stesso palco! 😉

Heroes and Monsters setlist:

01. Raw Power
02. I Knew You Were The Devil
03. Let’s Ride It
04. Angels Never Sleep
05. All I Want For Christmas Is You (Mariah Carey)
06. Break Me (I’m Yours)
07. Don’t Tell Me I’m Wrong
08. Man In The Box (Alice In Chains)
09. Blame
10. No One Knows (Queens Of The Stone Age)
11. You’re Got Another Thing Comin’ (Judas Priest)
12. All You’ll Remain
13. Set Me Free (Sweet)
14. Run Rudolph Run (Chuck Berry)
15. Rock and Roll All Nite (Kiss)
Encore:
16. Welcome To The Jungle (Guns N’Roses)
17. Kickstart My Heart (Motley Crue)

Heroes and Monsters photogallery (link su facebook):

 

Dobermann setlist:

01. Shaken To The Core
02. Stiff Upper Lip
03. Fear Of The UK
04. I Need A Holiday
05. Summer Devil
06. Please Don’t Touch (cover)
07. You Talk It, You Walk It (solo di batteria)
08. Pure Breed
09. Rocksteady
10. Taking In The Out Takes

Dobermann photogallery (link su facebook):

Contatti Heroes & Monsters

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Contatti Dobermann

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