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Recensione

80/100

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Winery Dogs – Hot Streak – Recensione

04 Novembre 2015 12 Commenti Nico D'andrea

genere: Hard Rock
anno: 2015
etichetta: Ear Music

Tracklist:

01. Oblivion
02. Captain Love
03. Hot Streak
04. How Long
05. Empire
06. Fire
07. Ghost Town
08. The Bridge
09. War Machine
10. Spiral
11. Devil You Know
12. Think It Over
13. The Lamb

Formazione:

Ritchie Kotzen - Chitarre,Voce
Billy Sheenan - Basso,Voce
Mike Portnoy - Batteria,Voce

 

 

“Hot Streak” tradotto dalla lingua inglese è un “momento fortunato”.
Un titolo che sembra portar bene al ritorno dei Winery Dogs vista la presenza dell’album nella top 30 di Billboard dopo solo una settimana dall’uscita.Ad ogni buon conto, un simile risultato ha in questo caso poco a che vedere con la fortuna e non solo per i talenti del virtuoso power trio statunitense.

La cifra tecnica di ognuno dei componenti è nota a tutti ma è il potente amalgama di questi a rendere i Winery Dogs un super gruppo di razza superiore.
Quello tra Mike Portony, Billy Sheenan e Ritchie Kotzen non è un rapporto a distanza.
Compongono, registrano assieme ed addirittura si esibiscono dal vivo contro ogni recente abitudine del music business contemporaneo.

Un’amalgama che in questa loro seconda uscita sembra portarli ad un livello ancora superiore rispetto al pur eccellente debutto.
Il disco non risulterà facile da digerire per gli amanti delle sonorità più tradizionali e come illustrato dalla splendida copertina la band qui gioca d’azzardo, spingendosi ancora oltre in territorio crossover.

Attenzione signori miei !
Non si tratta di sprovveduti “gamblers” alle prime armi, unitevi quindi al nostro tavolo e fate il vostro gioco.

Sul tappeto verde i dadi rotolano a grande velocità con la doppia cassa di Portnoy nell’opener Oblivion, dove Sheenan e Kotzen non fanno nulla per tradire il loro dna fusion.
A sbancare subito il tavolo è piuttosto la seguente Captain Love, un mid tempo in “corrente alternata/corrente diretta” dove Ritchie Kotzen si libera dei fastidiosi panni vocali di Chris Cornell per vestire in maniera convincente quelli di un novello Coverdale.
Un sicuro hit single da affiancare senza timore a mitici rocking anthems nati sulla scia di “I Love Rock’n’Roll” (Joan Jett).
Con Hot Streak si torna a spingere sull’acceleratore. Nel refrain il brano rallenta per diventare uno show-case (se mai ce ne fosse bisogno) di Mike Portnoy che se la ride in barba ai nostalgici delle partiture ultra complesse era Dream Theatre.
Lungo tutto il platter il batterista newyorkese sfodera un drumming dal punch pazzesco capace di trasmettere un groove assolutamente fuori dal comune.
Stesso schema (uptempo/slow chorus/uptempo) per How Long dove però il contagioso refrain rimane in testa già dopo il primo ascolto.
Empire apre con il consueto riff “sintetico” di Kotzen ed i cori in apertura di strofa in bella evidenza.
La ballata acustica Fire non è sui generis ed il solo di Ritchie è degno del migliore Bruce Gaitsch.
Insomma, il superdotato “sweeper” della Pennsylvania non è tutto scale cromate e super effetti.

La partita è ormai nel vivo quando nella seconda parte l’album prende per qualche mano un taglio più moderno, dalle lievi venature pop.
Sorprendenti gli echi U2 nelle intriganti Ghost Town,The Bridge e Spiral.
Sul caratteristico vortice ritmico di Sheenan e Portnoy i fraseggi chitarristici e vocali di Ritchie Kotzen si fanno più melliflui tanto da lasciarci come sospesi nel vuoto.

Impossibile annoiarsi dunque al tavolo di questi “cani da cantina”.
“Winery Dogs” è però un monicker dannatamente blues ed il finale dell’album sembra pensato apposta per dimostrarlo.
Nella suggestiva Think It Over domina un’affascinante piano Wurlitzer come se i Black Crowes,una volta ripuliti,fossero tornati tra noi.
Solenne la chiusura di The Lamb con un’intro di Hammond dal mood Gospel.
Il pezzo poi accelera fino ad un piacevole refrain retrò in vena 70’s,consegnandoci uno migliori assoli dell’album.

IN CONCLUSIONE

Lo so…sono tempi duri, magari la dea bendata vi sta girando le spalle ma il mio consiglio è quello di puntare le poche fiches che vi fossero rimaste su questa uscita.
Per levatura tecnica e varietà delle composizioni Hot Streak saprà regalarvi più di un’emozione.
Alla faccia dell’antipatico croupier che vi osserva, annoiato dalle puntate prudenti dei soliti giocatori, sfruttate senza indugio quello che potrebbe diventare il vostro momento fortunato.

 

 

 

© 2015 – 2022, Nico D’andrea. All rights reserved.

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