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Recensione

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Def Leppard – Def Leppard – Recensione

07 Novembre 2015 53 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2015
etichetta: Ear Music

Tracklist:

1. Let’s Go *
2. Dangerous *
3. Man Enough
4. We Belong *
5. Invincible
6. Sea Of Love *
7. Energized
8. All Time High *
9. Battle Of My Own
10. Broke ‘N’ Brokenhearted
11. Forever Young *
12. Last Dance
13. Wings Of An Angel *
14. Blind Faith

* migliori canzoni

Formazione:

Joe Elliott (Vocals)
Phil Collen (Guitar & Vocals)
Vivian Campbell (Guitars & Vocals)
Rick "Sav" Savage (Bass & Vocals)
Rick Allen (Drums & Vocals)

Contatti:

Official: http://www.defleppard.com/
Facebook: https://www.facebook.com/defleppard

 

Se esco con questa recensione in ritardo rispetto alla data di uscita del disco un motivo c’è: ho terribilmente faticato a farmi piacere questo omonimo Def Leppard, il nuovo attesissimo album della leggendaria formazione hard rock inglese, autoprodotto dal gruppo e distribuito poi dalla Ear Music.

Anni e anni di attesa angosciante per sentire nuove note composte dal palmo inimitabile di questi musicisti, una vera lotta tra noi redattori per vincere questa review, l’arrivo del promo in redazione applaudito da ali di folla festante, ed ecco che quando clicco play nel lettore mi rendo conto che, salvo qualche rara eccezione di cui dirò poi, quello che ascolto non mi piace. E’ stata una delusione da cui ancora adesso fatico a riprendermi, ve lo garantisco! Ma andiamo per ordine..

Se al pronti-via la bella opener Let’s Go, che per lunghi tratti scimmiotta la mitica Pour Some Sugar On Me, fa ben sperare per il proseguo del disco con un ritorno parziale del sound dei vecchi Leppard che esalta al grido dei Do you really wanna do this now? cantati da un Joe Elliott in buono stato di forma, già la numero due del disco, Dangerous, soddisfa in modo meno incisivo, con il suo sound hard rock che lascia un po’ di amaro in bocca risultando troppo un copia-incolla abbozzato dei vari momenti di successo della formazione. Però dai, in fine dei conti è assolutamente piacevole e risulterà una delle migliori.
La prima totale delusione arriva invece con Man Enough, un frustrante e noioso singolo tra dance e rock che fortunatamente viene subito cancellato da una superba We Belong, mid-tempo forte di un grande testo, di belle melodie e di eccezionali vocalità e cori. E’ una traccia in grado di rilanciare in tutto e per tutto questo storico moniker, rispolverandone l’antica genialità. Punto.

Dico punto perchè da Invincible alla finale Blind Faith non riesco a trovare più nulla di pienamente salvabile in questa tracklist. Se giù, nell’elenco dei brani, vedete ancora asterischi che segnalano dei migliori brani, beh, sappiate che sono li per sforzo e perchè comunque qualcosina dovevo pur selezionare per motivare una sufficienza nel giudizio, o no?! Nel mio cuore però, onestamente, da qui in poi sarebbe stata praticamente tabula rasa.
Già, perchè anche se Invincible di per se potrebbe essere un buon brano, dai, ammettete che anche voi vi siete chiesti: ma dove è finito il mordente del gruppo? Cribbio Def Leppard (ora mi arrabbio, lo so..), state cantando I am invincibile (io sono invincibile, ndr), dov’è la grinta, dov’è la chitarra, dov’è il battito delle pelli? Uff.. E passi Sea Of Love dai, che quantomeno ha un ritornello bello cantabile e anche se è un po’ banalotta diverte ed emoziona, ma Energized??!! Cosa si può dire di questo pop da tre soldi?!! Niente, che è meglio.

All Time High è ok, anche se non mi piacciono i suoi suoni di produzione, una canzone niente di speciale in fin dei conti ma gli do un riconoscimento giusto perchè è una delle poche che mi rimane in testa da canticchiare, mentre Battle Of My Own no, non la salvo, perchè non porta proprio da nessuna parte ed è un piattissimo esempio di rock acustico dozzinale. Facciamo finta che anche l’hard rock di Broke ‘N’ Brokenhearted sia un po’ più che decente, diamogli un sei e mezzo dai, e regaliamo un sette in pagella a Forever Young, solo perchè tira fuori un po’ di chitarre. Ma è una raschiare il fondo del barile che mi ha già stufato e per fortuna arriva Last Dance, che così la posso stroncare senza remore. E’ il simbolo perfetto del semi-insuccesso qualitativo di questo platter: è infatti un pezzo che poteva anche promettere bene, ma che è stato arrangiato in modo così scontato che, te lo lì, finisce a ricordarmi Hero di Iglesias in versione più bombastica. Puah!
Sul finale, non facciamoci mancare nulla, mi raccomando, e “godiamoci” una Wings Of An Angel che non è ne carne ne pesce, che non emoziona ne annoia, che non ci fa salire sulla seggiola ne cadere sul pavimento. E’ lì, sta lì, e non piace ne fa schifo. Suona. Ha un mezzo accenno di chitarre come si deve. Asterisco via! Ah, c’è anche Blind Faith, ma non me n’ero accorto.

IN CONCLUSIONE

Dopo tre o quattro ripetizioni di Def Leppard si ha la sensazione che in questa musica qualcosa già non quadri perfettamente ma magari, presi da generosità e da eccessiva riconoscenza, gli si potrebbe regalare anche un giudizio di 7 / 7.5 che, lo voglio dire sincero, per l’amor del Cielo i Def Leppard non si sarebbero meritati affatto. Non oggi! Almeno voi, cari lettori, non cadete in errore, ascoltate con le orecchie e meno con i cuori!

Sì, meno male che mi sono preso una settimana in più di ascolti dannatamente concentrati (sigh) di questo album, così da poterne avere in pugno tutti i pregi (pochi) e tutti i difetti (tanti, no, troppi..). I Def Leppard targati 2015 peccano di superbia nel cercare di abbracciare tante sonorità e stili, provando di fatto a strizzare l’occhio alla più vasta gamma di persone possibili. Nel far questo, ahimè, finiscono per creare un minestrone musicale che no, non piace a nessuno. Se fanno hard rock, scopiazzano se stessi. Se fanno pop, lo fanno male. Se fanno rock melodico, lo fanno lasciando a casa gli attributi. Un mezzo disastro.

Tolti 3 o 4 brani, non si salva nulla. Se non ci fosse stato scritto Def Leppard questo disco avrebbe venduto 13 copie. Non scherzo.

© 2015 – 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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