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Recensione

76/100

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Ten – Isla De Muerta – Recensione

20 Maggio 2015 30 Commenti Lorenzo Pietra

genere: Hard Rock
anno: 2015
etichetta: Rocktopia Records

Tracklist:

1. (i)Buccaneers (Instrumental)
(ii)Dead Men Tell No Tales
2. Tell Me What To Do
3. Acquiesce
4. This Love
5. The Dragon And Saint George
6. Intensify
7. (i) Karnak (Instrumental)
(ii) The Valley Of The Kings
8. Revolution
9. Angel Of Darkness
10.The Last Pretender
11.We Can Be As One (European Bonus)

Formazione:

Gary Hughes – Voce
Dann Rosingana – Chitarra
Steve Grocott – Chitarra
John Halliwell – Chitarra
Steve Mckenna – Basso
Darrel Treece-Birch – Tastiere
Max Yates – Batteria

 

 

A meno di un anno da Albion ecco tornare i Ten. Il gruppo britannico guidato da Gary Hughes torna sulle scene con l’album Isla De Muerta e si conferma su ottimi livelli. Le tre chitarre Dann Rosingana, Steve Grincott e John Halliwell macinano note senza sosta, mentre le tastiere di Darrel Treece tornano in primo piano. Steve Mckenna e Max Yates completano la formazione rispettivamente al basso e alla batteria. Gary Hughes compie un passo avanti sotto l’aspetto del songwriting e tutto l’album riesce ad essere un gradino superiore rispetto al precedente Albion…

Si inizia con l’immancabile intro piratesco/strumentale Buucaneers che apre le porte dell’isola a Dead Men Tell No Tales,con il suo classico sound rock epico, le tastiere che ci fanno calare nel mondo dei Ten, una canzone con Gary Hughes sugli scudi e dove le chitarre sembrano parlare …. La seconda traccia e prima singolo Tell Me What To Do vira su un rock più classico,quasi da radio e il suo intro e il refrain riescono a lasciare il segno dopo alcuni ascolti. Con Aquiesce abbiamo la prima traccia da ricordare, l’inizio di tastiere che esplode in un attacco hard rock dove le chitarre si intrecciano in un sound che rimane indelebile.Grande pezzo. Il primo lento This Love riesce a far emozionare, voce e pianoforte sorretti da violini in sottofondo e un ritornello dove batteria e basso crescono in un’atmosfera unica. La perla arriva con l’assolo e la seguente ripartenza, dove Gary Hughes è da pelle d’oca. The Dragon And Saint George è l’essenza del suono dei Ten; batteria e attacco di chitarra per una epic song che farà alzare dalla sedia i vecchi fan. Oltre sei minuti dove Hughes riesce a scrivere ad interpretare un pezzo che diventerà uno dei “classici” dei Ten.  Intensify parla l’AoR più classico, tastiere in primo piano e riff di chitarra rock in sottofondo. Un buon mid-tempo che spezza il ritmo dell’album. Karnak – The Valley Of The Kings ha un intro arabeggiante tutta strumentale, solo la chitarra molto hard rock nel riff cambia ritmo e da inizio alla vera e propria canzone dove torna il sound epico che ben conosciamo. La lunga canzone, quasi dieci minuti, si divide in assoli e riff taglienti delle tre chitarre dove basso e batteria pulsano e tengono il ritmo impeccabilmente. Si arriva così a Revolution, traccia numero otto, dove il suono si indurisce, la batteria filtrata scandisce il ritmo e la song parte a mille. La voce “gotica” che ripete “Revolution” durante la canzone riesce a farci entrare nel mondo dell’Isla de Muerte in modo unico!… Angel Of Darkness, col suo attacco Maideniano, è ancora puro hard rock, con i suoi inserti di chitarra, le sue variazioni di tempo, il bellissimo assolo veloce e preciso e il solito, grande refrain dove Gary Hughes non sbaglia nulla. The Last Pretender è un gioello Aor…un pezzo che, a mio avviso, sembra pescato da Far Beyond The World, bello il cambio di tempo del bridge e l’esplosione del ritornello sempre azzeccato. La bonus track europea, We Can Be As One è una ballad struggente, Gary Hughes e pianoforte in un’interpretazione da brividi. L’improvviso attacco di chitarra è qualcosa di stupendo, un assolo suonato con il cuore…

IN CONCLUSIONE:

Un netto passo avanti rispetto al comunque buono Albion. Un lavoro di alto livello che ci mostra un Gary Hughes e i Ten in grandissima forma. Da segnalare che il disco sarà in vendita solo in formato cd e non in formato digitale, scelta voluta dai Ten.

 

© 2015 – 2022, Lorenzo Pietra. All rights reserved.

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