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Recensione

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Hardcore Superstar – HCSS – Recensione

25 Aprile 2015 24 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Sleaze Glam
anno: 2015
etichetta: Gain Music

Tracklist:

01. Don't Mean Shit *
02. Party 'Til I'm Gone *
03. The Cemetary *
04. OFF With Their Heads *
05. Fly
06. The Ocean *
07. Touch The Sky *
08. Growing Old
09. Glue *
10. Messed Up For Sure *

* migliori canzoni

Formazione:

Jocke Berg - vocals
Vic Zino - guitar
Martin Sandvik - bass
Adde Andreasson - drums

 

La notizia è che gli Hardcore Superstar sono ritornati! Con un nuovo album, direte voi? Non solo.

Con HCSS, nuova produzione (non a caso) omonima e disponibile dal 27 aprile 2015, gli svedesi hanno preso la macchina del tempo e sono ripartiti dai loro esordi, accantonando la svolta moderna e un po’ metal delle loro ultime produzioni, a vantaggio del loro vecchio, sanguigno, grezzo, sound glam/street.

Prodotto dalla stessa band e mixato da Joe Barresi (Slipknot QOTSA, Soundgarden etc), il disco ha visto (è ammissione dello stesso gruppo) Jocke Berg e soci riprendere mano ai loro vecchi demo del ’94, nel tentativo di comporre dieci inediti forti delle stesse vibrazioni, della stessa filosofia di musica, e dello stesso mood. Missione compiuta, si direbbe in un film, visto che HCSS è un platter che rispolvera perfettamente il vecchio rumore e il vecchio grezzume che ha portato gli Hardcore Superstar ai livelli mainstream che gli competono, ritorvando anche un po’ di quell’animo punk (e non metal!) che mano a mano negli anni questi musicisti avevano perso.

Questo non è un disco melodico, o meglio, non è un prodotto che vuole mettere la melodia in primo piano. Di refrain corali, da cantare e urlare a squarciagola ce ne sono in abbondanza, ma sono ora le chitarre e la voce inconfondibile di Berg a colpire in volto l’ascoltatore, in una musica che batte viva, che sa di underground, che odora di strada e di marciume. Lo conferma subito il primo singolo Don’t Mean Shit, terremoto di adrenalina e potenza sonora, e ce lo dice anche la festaiola Party ‘Til I’m Gone, che ci fa venir voglia di prendere la seggiola della cucina, e spaccarla secca sui bicchieri di cristallo erdedità della nonna. E così anche la superba The Cemetary, forte di un gusto retrò di indubbio fascino, e l’altro singolo OFF With Their Heads, che avrà già fatto sorridere i supporter della prima incarnazione degli svedesi grazie al suo ritmo sessuale, pulsante. Prezioso poi il bluesy leggero e un po’ mafioso di Fly, con The Ocean che ci rovescia giù dalle seggiole grazie al suo stupendo ritornello e al suo riffing carichissimo, e la agrodolce Touch The Sky, che ci butta in strada a importunare i passanti così, per il gusto di farlo. Chiudono il platter Growing Old, dinamitarda traccia ricca di groove che brilla dopo una bella intro ad effetto, Glue, ancora dannatamente street e underground, e Messed Up For Sure, puro inno degli Hardcore Superstar punk-hard rock che sono definitivamente ritornati.

IN CONCLUSIONE

Back to the roots, tornati alle origini. Il 2015 è un nuovo anno zero per gli Hardcore Superstar, che rivoluzionano ancora una volta il loro sound, riportando i loro dischi a suonare sporchi e rumorosi come le strade di periferia. HCSS è quello che i più aspettavano da tempo, inutile girarci intorno. E’ adrenalina, sangue, violenza, alcol, benzina, e tanto fottutissimo punk, glam e rock ‘n’ roll! Bellissimo!

© 2015 – 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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