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Recensione

70/100

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Europe – War Of Kings – recensione

27 Febbraio 2015 58 Commenti Nico D'andrea

genere: Hard Rock
anno: 2015
etichetta: UDR

Tracklist:

01. War Of Kings*
02. Hole In My Pocket
03. Second Day*
04. Praise You*
05. Nothin' To Ya
06. California 405
07. Days Of Rock N Roll
08. Children Of The Mind*
09. Rainbow Bridge
10. Angels (With Broken Hearts)*
11. Light It Up
12. Vasastan

* migliori pezzi

Formazione:

Joey Tempest - Voce
John Norum - Chitarre
John Leven - Basso
Mic Michaeli - Tastiere
Ian Haugland - Batteria

 

Londra 17 Novembre 1969.

Lieve cade la pioggia, i veli dell’oscurità avvolgono gli alberi anneriti, accanto al lago una giovane donna aspetta, non vedendo, sorride debolmente ai rintocchi di una campana lontana“.

L’annunciato ritorno con un disco dalle sonorità pesantemente Classic Rock (con tanto di accostamento ai pionieri Black Sabbath, Led Zeppelin e naturalmente Deep Purple) si appresta a trasformare il lugubre rintocco della campana che apre l’epocale “Black Sabbath”, in sottofondo per l’ennesimo rito funebre che oramai abitualmente accompagna ogni nuova uscita discografica degli Europe post “Prisoners Of Paradise“.
Presenti in gran numero alla cerimonia gli inguaribili nostalgici del glorioso sound anni 80, comprensibilmente incapaci di elaborare un lutto che andrebbe invece rimosso ad una decade dal passaggio della band a nuova vita artistica.
Ad officiare la mesta ricorrenza è chiamato sua eminenza Dave Cobb, “vintage producer” del momento già alla consolle con Rival Sons ed i defunti (questi si) California Breed.
Beh, vi invito umilmente ad alzare il capo e guardare avanti perchè non sarà il sottoscritto a tappezzare la nostra luccicante “MelodicRock City” di pallide epigrafi.

In realtà non ho il minimo dubbio che “War Of Kings” spiazzerà ancora una volta, e non poco, i vecchi (ex) fans ma anche gli irriducibili seguaci del quintetto di Stoccolma.
A dir poco sorprendente infatti l’esordio della title track , sostenuta da un epico ed oscuro riff di Sabbathiana memoria intorno al quale si avvinghia il mai così “tormentato” Hammond di Mic Michaeli.
Le sue influenze “Lordiane” sono note ma l’intro dell’ipnotica “Second Day” sembra condurci negli abissi esplorati lustri fà dagli Atomic Rooster del visionario organista Vincent Crane.
Praise You” parte con un altro riff sulfureo, per proseguire in un trip lisergico tra Zeppelin e Purple e far rivivere poi nel solo di un ispiratissimo John Norum lo spirito del suo nobile mentore Gary Moore. Grande pezzo!
Un vorticoso groove di batteria e basso apre la successiva “Nothing To Ya” ma il debole refrain ne smorza l’ottima partenza, peccato perchè il solo conclusivo di Norum è semplicemente eccelso.
Dopo le trascurabili “California 405” e “Days Of Rock”n”Roll” l’attacco di Michaeli in “Children Of The Mind” riporta alla mente “Waitin” For The Wind” degli Spooky Tooth, altra seminale band “psicadelica” di fine Sixties. Il tumultuoso basso di John Leven pilota poi il brano verso le rotte abitualmente solcate dal “grande dirigibile”.
Leggermente sotto tono “Rainbow Bridge” e “Light Me Up“. In mezzo le luci soffuse della bellissima ballata “Angels (With Broken Hearts)“, con un Joey Tempest più a suo agio che nei frangenti “hard-edged” del disco ed il solito emozionante Norum ancora sugli scudi.
Vasastan” è una breve ma intensa traccia strumentale che con grande atmosfera va a chiudere il disco.

IN CONCLUSIONE

Non traggano in inganno i necessari raffronti con i giganti del passato.
In quanto a personalità e levatura tecnica gli Europe non temono il confronto, come invece spesso accade alle schiere di imberbi discepoli che oggi affollano il sacro tempio del primordiale sound dei 70″s.
A penalizzare oltre misura questo “War Of Kings” è piuttosto l’altalenante livello del songwriting, comunque decisamente superiore che nelle ultime deludenti uscite di questi tanto discussi fuoriclasse svedesi.

© 2015 – 2018, Nico D’andrea. All rights reserved.

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