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Recensione

85/100

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Dalton – Pit Stop – recensione

04 Ottobre 2014 25 Commenti Matteo Alidori

genere: Melodic Rock
anno: 2014
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

01. Ready Or Not
02. Hey You
03. Don’t Tell Me Lies
04. Follow Your Dreams
05. Up & Down
06. Bad Love
07. One Voice
08. Here We Are
09. Something For The Pain
10. 50/50
11. TGIF

Formazione:

Bo Lindmark – voce
Anders Lindmark – basso
Ola Lindstrom – tastiere
Leif Westfahl – chitarra
Mats Dahlberg – batteria

 

Che effetto fa pensare che è passato un quarto di secolo dall’ultimo album partorito dai DALTON? Da allora infatti il gruppo svedese, più o meno conosciuto in ambiente AOR ha fatto perdere le proprie tracce.
Li ritroviamo come per magia lo scorso 1 maggio al Frontiers Rock Festival dove hanno saputo regalare al pubblico una delle migliori performance della “tre giorni AOR”. Stupiscono il pubblico non solo per l’ottima performance sul palco ma anche per la grande disponibilità espressa nel backstage.

Già l’inizio di questo Pit Stop si prospetta come un qualcosa di nuovo e pronto a lasciare il segno: READY OR NOT ripercorre quel lasso di tempo che intercorre fra “Injection” e l’attuale disco in questione. Sound molto ricercato, per alcuni versi mi riporta ad una certa “Let it rock “del 1986. HEY YOU mette subito le cose in chiaro facendo capire all’ascoltatore rapito che i cinque sono tornati e fanno davvero sul serio.
Ottimo il lavoro alle tastiere di Mr. Ola Lindstrom. Andate pure al minuto 2,24 e capirete. Anche i cuori più duri si scioglieranno di fronte a DON’T TELL ME LIES una semi ballad di spessore con un Bo Lindmark in gran forma.
Segue la trascinante FOLLOW YOUR DREAMS che al cospetto di tanti regala un inedito “start acustico” tanto da farla sembrare una produzione di oltreoceano. Stupendo il ritornello.
UP & DOWN ha il potere di incrementare i decibel del nostro stereo e farci assaporare uno dei momenti migliori del platter. Tripudio di sonorità glam a metà fra Reckless Love e Wig Wam. BAD LOVE ricorda invece quei suoni appartenenti agli esordi. Voce che si fa via via più tagliente e atmosfera decisamente più hard rock.
Ed eccoci al momento migliore di questo “pit stop” sancito con l’arrivo di ONE VOICE. La song numero 7 è un autentico portento. In perfetto Gotthard style dei momenti migliori (Steve Lee). Goduria allo stato puro. (Il refrain lo canterete spesso, lo so). Si scende leggermente di livello con HERE WE ARE ( per certi versi più vicina ai 30 seconds to mars che ai dalton stessi) per poi tornare ai piani alti con una prepotente SOMETHING FOR THE PAIN, ottimo tiro, cori piazzati al punto giusto e tappeto di tastiere a far da perfetta cornice. Gran pezzo.
Conclude l’opera un duo di canzoni dal titolo originale. 50/50 sembra divenire un omaggio ai Bon Jovi più festosi mentre TGIF (divertentissima song con ancora una volta un Bo Lindmark a metà fra il Tom Keifer degli anni 90 e il migliore Jimmy Barnes) sancisce il prestigio di questo terzo lavoro dei Dalton destinato a ritagliarsi un posto di rilievo fra i migliori album del 2014.

IN CONCLUSIONE

Questi sono i DALTON, una band che ha saputo regalare al mondo del rock melodico tre album di magistrale fattura con una miriade di potenziali singoli. PIT STOP, dunque ne è una conferma documentata.
Tastiere di alta scuola sempre protagoniste in ogni brano, cori azzeccatissimi e momenti impreziositi da assoli di chitarra. Grande ritorno. Ancora una volta viva la Svezia.

© 2014 – 2018, Matteo Alidori. All rights reserved.

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