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Recensione

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Angels Or Kings – Kings Of Nowhere – Recensione

02 Ottobre 2014 11 Commenti Elena Aurë

genere: AOR / Melodic Rock
anno: 2014
etichetta: AOR Heaven

Tracklist:

01. Any Other Girl
02. A Harder Place
03. Ice Turned To Rain
04. Real Life
05. Same Star
06. Someone To Save Me
07. Left Me In Love
08. A Night Like This
09. Another Lost Boy
10. Same Old Love
11. If Her Tears Could Talk
12. Kings Of Nowhere

Formazione:

Barrie Jackson - ­voce
Tony Bell -­ chitarra
Rob Naylor -­ basso
Steve Kenney -­ chitarre, tastiere
Andy Chemmey – batteria

 

In poco più di vent’anni da quando -­ purtroppo senza ottenere grande successo – apparvero la prima volta sulla scena melodic­rock britannica, gli Angels or Kings si riaffacciano sul mercato discografico con il loro debut album, dal titolo “Kings Of Nowhere” in uscita il 24 ottobre per l’etichetta AOR Heaven e registrato presso i Mad Hat Studios sotto la guida di Sheena Sear e Mark Stuart.
Fondati a Manchester nel 1988 da ex membri di SAM THUNDER, CIRCUS e STRUTZ, riuscirono ad arrivare sino alla Oxford Road (la risposta inglese alla Sunset Strip) e a suonare in club come The Banshee e The Rockworld. Nel loro curriculum spiccano poi le serate d’apertura per band di notevole calibro, quali DARE e DANGER DANGER (per chi volesse approfondirne la conoscenza, consigliamo la lettura dell’eccellente libro di Tony Bell “Life In The Bus Lane”).
Dopo il doveroso preambolo, eccoci dunque pronti a tessere le lodi di questo bel dischetto che certamente colpirà gli appassionati del genere, soprattutto per l’ottima qualità del songwriting e dell’innegabile talento del singer Barrie Jackson (l’unico newcomer della band, sostituto del frontman originale Noel Fraser) e dei musicisti coinvolti. La maggior pecca, tuttavia, va riscontrata in una produzione chiaramente inferiore alle aspettative, la quale, nel tentativo di restituire un sound volutamente retrò e old­style, finisce invece per confezionare un prodotto sonicamente di medio-bassa lega, cui va aggiunto un approccio canoro eccessivamente esasperato di Jackson, sempre orientato al limite dello screaming e di conseguenza poco incline ad una variegata dinamica vocale.

Iniziamo alla grande con l’ opener “Any Other Girl” che ci cattura subito con un affascinante vortice di tastiere e una melodia che difficilmente vi toglierete dalla mente dopo averla ascoltata anche solo un paio di volte, per condurci poi, con “A Harder Place“, ad un corroborante assedio di chitarre, in classico british style (chi ha detto Vinny Burns?).
Ice Turned To Rain” non ci delude e si presenta come un perfetto pezzo radiofonico, infarcito di appassionanti cori, mentre “Real Life” è una splendida semi­ballad, dal sapore vagamente malinconico nel suo approccio American­ movie. Seguono dunque “Same Star“, altro bellissimo brano che, denso di magia e magnifici chorus, potrebbe tranquillamente esser stato scritto negli
Anni d’Oro, e “Someone To Save Me“, una delle song preferite di chi scrive e che incanta sin dal primissimo accordo, esplodendo in un refrain catchy magistralmente eseguito e ottimamente interpretato dall’intensa e avvolgente voce del cantante. Uno dei punti più alti del disco è da ricondursi a “A Night Like This“, componimento romantico e colmo d’emozioni che fa da preludio ad una parte conclusiva che si mantiene su convincenti livelli sino alla chiusura, affidata ad una notevole title­track.

IN CONCLUSIONE

“Kings Of Nowhere” è certamente un album dagli interessanti spunti compositivi e stilistici ma che, tuttavia, come detto in precedenza, pecca nel centrare un sound di buon livello, capace di dare enfasi e brillantezza ad un songwriting invece incisivo e riuscito, in particolare per tutti gli amanti delle classiche sonorità british AOR d’annata. Un’uscita quindi consigliata per i più nostalgici palati del genere, in particolare per coloro in grado di soprassedere al sound di non ottima fattura a favore di tessuti compositivi indiscutibilmente validi.

© 2014 – 2016, Elena Aurë. All rights reserved.

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