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Recensione

80/100

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Old Man’s Cellar – Damaged Pearls – recensione

19 Febbraio 2014 8 Commenti Denis Abello

genere: AOR
anno: 2013
etichetta: Valery Records

Tracklist:

01. Damaged Pearls
02. Amber Lights *
03. HyperLove
04. Don't Care What's Next
05. The Years We Challenge *
06. Rain Talk *
07. Is This The Highest Wave? *
08. Knees On The Straw *
09. Soul Exercise
10. Sill At Heart
11. Summer Of The White Tiger *
12. Undress Me Fast

* migliori canzoni

Formazione:

Federico Veratti - chitarre
Riccardo Dalla Costa - voce
Andrea Fedrezzoni - batteria
Massimiliano Boni - tastiere
Angelo Scollo - basso

 

Per una volta tanto ribaltiamo le situazioni, mi spiego meglio! Solitamente mi capita di ricevere un album da ascoltare e recensire e una volta che mi sono appassionato al gruppo o artista in questione cerco di riuscire a trovare il modo di “testarlo” anche dal vivo!
In questo caso è successo l’esatto contrario, assolutamente non conoscevo gli Old Man’s Cellar ed in occasione del concerto degli Harem Scarem in quel di Milano mi sono trovato davanti questi ragazzi in apertura e… non me ne voglia nessuno, ma le mie aspettativa erano pari a zero (dai, in fondo si era li per i mitici Harem Scarem!). Ebbene, furono una vera sorpresa, seppur penalizzati da un’acustica tutt’altro che al top la band seppe portare in scena un’ottima prova e poi quei pezzi, quelle melodie che arrivano dal palco dimostravano già il potenziale degli Old Man’s Cellar.
Ed è così che a distanza di qualche mese mi trovo tra le mani questa prima fatica firmata dal combo modenese, già perchè mi sono dimenticato di dirvi che si parla di una band assolutamente italianissima che vede la sua nascita nel 2009 dall’incontro tra il chitarrista Freddy Veratti e la voce Ricky DC (Riccardo Dalla Costa). Incontro che profuma di nostalgia, una di quelle band nate alla “vecchia maniera”, due amici ed una cantina in cui ritrovarsi… anche questo fa parte del “bagaglio” degli Old Man’s Cellar.

Passando ai pezzi sicuramente si può notare un tratto comune a tutte e dodici le opere, l’Eleganza. Anche quando si accendono i toni e si scalda il motore dell’hard rock melodico più sanguigno come nell’introduttiva Damages Pearls, Hyperlove, The Years We Challenge, Soul Exercise o la conclusiva Undress Me Fast non manca mai un senso di cura e raffinatezza nell’incedere dei pezzi che esalta la maturità di questo Damaged Pearls.
Tratto raffinato e ricercato che traspare ancora di più quando invece il passo pesante della batteria ed i tagli potenti inferti dalla chitarra lasciano il posto a sonorità più intime e soffuse su cui tra l’altro risalta maggiormente la voce di Ricky… ascoltatevi Amber Lights, la chitarra e la voce che giocano sulle note di Rain Talk o la caratura di un pezzo come Is This The Highest Wave? che è forse il punto più alto toccato da questo lavoro con una prova vocale intensa, ricercata ed emozionante di Ricky che si appoggia su delle note veramente di rara bellezza e ad un solo di Veratti in grado di regalare più di un brivido lungo la schiena.
C’è ancora tempo per apprezzare il tocco blueseggiante di un pezzo come Knees On The Straw per poi avviarsi, lo devo ammettere, con un leggero calo verso la fine di questo lavoro che comunque riesce ancora a mantenere alta l’attenzione con pezzi come Sill At Heart e Summer of The White Tiger fino alla conclusiva Undress Me Fast.

IN CONCLUSIONE

Potenzialità! Tutto il discorso relativo agli Old Man’s Cellar si potrebbe richiudere in questa parola, perchè è proprio di questo che stiamo parlando al di la della recensione in oggetto, il gruppo ha delle potenzialità enormi.
Sicuramente il primo applauso va verso un chitarrista e compositore come Freddy Veratti che mostra tutta la sua cultura e maturità musicale, nonchè bravura, stendendo 12 pezzi che pur rifacendosi con maestria a gruppi ben noti agli amanti del genere, dai Night Ranger passando per Harem Scarem, Trixter e Danger Danger riesce a non risultare mai scontato, banale o semplicemente derivato. Cosa che chi si avvicina all’AOR sa bene quanto sia difficile fare senza trovarsi a ripercorre gli stessi solchi già tracciati da un passato “ingombrante” per il genere.
Ascoltatevi il tocco del solo di chitarra di un pezzo come Is This The Highest Wave? per capire di cosa sto parlando!
Una band però è prima di tutto un lavoro di squadra e qui la squadra è di quelle valide, giovane, con i pro e contro che questo comporta, ma sempre matura. Perfetto contralatare di Veratti si mostra Ricky DC con la sua voce vibrante e acuta, forse ancora da “sgrezzare” in alcuni passaggi (cosa che si nota soprattutto sui cori) ma che risulta perfetta per le note portate in scena dal gruppo. Notevole anche l’apporto della sezione ritmica (Fedrezzoni alla batteria e Scollo al basso) ed il cerchio si chiude con il bravo tastierista Massimiliano Boni.
Sono sicuro che parleremo ancora degli Old Man’s Cellar, la bravura e le capacità a questo gruppo proprio non mancano…

© 2014 – 2018, Denis Abello. All rights reserved.

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