Tom Keifer – The Flower Song – video ufficiale



Tratta dal suo recente The Way Life Goes (qui la recensione), The Flower Song è il primo video ufficiale per l’ex Cinderella Tom Keifer.
Keifer ha detto che il pezzo sarebbe stato ispirato da sua moglie Savannah, che inoltre ha anche scritto e co-prodotto “The Way Life Goes”.
Il video è stato girato nella Printer’s Alley a Nashville, e vede recitare familiari e amici di Keifer, tra cui il figlio Jaidan che interpreta il “piccolo” Keifer.

Firefest 2014 – The Final Fling

firefest_2014_poster

Finalmente svelato il bill completo di quella che purtroppo sembra sarà l’ultima edizione del più rinomato festival rock melodico del mondo, il Firefest di Nottingham (UK).
Come già nelle scorse edizioni il Rock City sarà il palco di questa presunta ultima edizione che si terrà dal venerdì 24 ottobre a domenica 26 ottobre 2014.

24 ottobre

H.E.A.T. (Headliner)
TEN
THE POODLES
SHY
CIRCUS MAXIMUS
REDRUM

25 ottobre

FIREHOUSE (Headliner)
BLACK ‘N BLUE
PRETTY MAIDS
BABYLON A.D.
BOULEVARD
FROM THE FIRE
RAGE OF ANGELS

26 ottobre

DANGER DANGER (formazione originale con Poley, Timmons, Ravel, West, Smith)
AUTOGRAPH
CONEY HATCH
BROTHER FIRETRIBE
TOWER CITY
C.I.T.A. (Caught in the Act) / GUILD OF AGES
AXXIS

Per tutte le informazioni dell’evento:
http://www.firefestofficial.com/site/

REO Speedwagon – Live At Moondance Jam – Recensione

Tra i numeri uno assoluti del genere che amiamo, i REO Speedwagon ritornano a far parlare di se pubblicando per il periodo natalizio un nuovo live album/DVD (disponibile anche in un’accattivante versione deluxe) a titolo “Live at Moondance Jam“, registrato quest’anno al Moondance Jam festival di Walker, Minnesota, e distribuito alle nostre latitudini dalla Frontiers Records.

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China – We Are The Stars – recensione

Vi prego seguitemi, la nebbiolina sempre più insidiosa inizia a fare capolinea più spesso nelle mie uggiose giornate lavorative, la pioggia è il desktop costante nello slalom tra il traffico cittadino, sempre più pinguini mi salutano all’uscita di casa al mattino e noto con stupore che l’igloo che presumo essere adibito a loro dimora aumenta di dimensioni giorno dopo giorno, insoma i più arguti avranno già intuito che non abito a Cabo San Lucas. Poi, un giorno, improvvisamente, quando meno te lo aspetti poggi la puntina (o fai click su un file mp3 per chi vive di mera realtà) sull’ennesimo disco della tua inenarrabile vita e d’incanto, non ascolti nulla!
Vi prego seguitemi (e due), We Are The Stars è la nuova creatura degli svizzeri China, vecchia marpionesca conoscenza dell’ hard melodico europeo ed è un leggero allegro e incalzante album, foriero di buon umore e di ritornelli che ti si stampano in testa come l’inventario delle tasse da versare ad ogni inzio anno.
Magnificamente prodotto da Tommy Henriksen ed egregiamente suonato senza orpelli, sovraincisioni stratificate, giochi ad effetto, assoli roboanti e altri ammennicoli vari che avrebbero solamente affossato la semplicità di un songwriting adulto ma per nulla pretenzioso o autoreferenziale.
Le coordinate stilistiche si sono sensibilmente spostate rispetto alle precedenti uscite, per i lettori meno enciclopedici mi sembra doveroso rimembrare che il five piece capitanato da Claudio Matteo ha sempre fatto della melodia un segno distintivo ma sempre corroborata da chitarre taglienti secondo gli stilemi classici del genere (Leppard, Whitesnake versione Sykes, Gotthard o anche Vengeance e Lion) ed invece eccoci ritrovati malandrini ad ascoltare un unisci-cella tra il Bryan Adams formato Mutt Lange, gli Stage Dolls dell’omonimo platter, i The Cab oppure ancora i  Panic! At The Disco.

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Revolution Road – Revolution Road – recensione

Alzi la mano chi ha sentito in questi anni la mancanza di una voce come quella di Stefan Bergreen.
Bene, voi non potete vedermi ma entrambe le mie mani stanno cercando di congiungersi al cielo! Se invece, come potrebbe essere benissimo successo, voi siete tra quelli che in questo momento si stanno chiedendo chi sia Stefan Berggren ed il perchè di tutta questa mia insensata euforia… ecco, giusto così vi butto li un “Snakes in Paradise“!
Bene vedo che ora non siamo solo più in due ad avere le mani alzate ma si è aggiunta un pò più di gente, ma (purtroppo) se alzo gli occhi sulla platea di fronte a me vedo ancora molti sguardi in cerca di risposta.
Non mi sento di denigrare o additare chi non riesca a mettere a fuoco il nome di Stefan Bergreen o quello degli Snake in Paradise, infatti i “natali musicali” dello Svedese Stefan cadono proprio in quello che con il senno di poi e per i sopravvissuti può essere definito il periodo più buio della storia del melodic e hard rock… gli anni ’90!!!
La sua carriera professionale infatti inizia a vedere la luce proprio nei primi anni ’90, periodo in cui invece le luci del genere andavano cominciando ad affievolirsi sempre più per arrivare ad essere un timido lumicino a fine carriera degli Snakes (Snakes in Paradise – 1992, Garden of Eden 1998, Yesterday and Today – 2001, Dangerous Love – 2002).
Il gruppo però riuscì comunque ad esaltare i pochi estimatori rimasti in quegli anni con un melodic hard rock pieno di cori e grandissime melodie a cui su tutto inconfondibile si appoggiava la voce forte e vibrante di Stefan.
Saltiamo a piè pari il resto della storia (che comunque passa anche per altri nomi quali Company of Snakes e Razorback) fino ad arrivare ad oggi, dove, chi se non l’uomo AOR del momento poteva riuscire a riportare dietro ad un microfono e sulle giuste note la voce di Stefan? Stiamo parlando proprio di Alessandro Del Vecchio che in combutta con il mastermind della Avenue of Allies, Gregor Klee, ha pensato bene di mettere su una band di tutto rispetto (Francesco Marras – chitarre, Carmine Martone – chitarre, Paul Logue – basso, Francesco Jovino – batteria) e di buttare letteralmente in pasto a Berggren una serie di pezzi che… beh, il “che” lo scopriamo fra poco…

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Max Navarro – Hard times – recensione

Torna il Canadese naturalizzato italiano Max Navarro e questa volta con un full lenght che riprende il discroso sospeso con l’EP No Belonging After Dark (qui la recensione).
Ancora una volta la vita “musicale” di Max si sposa con il suo lato più attivista, filantropico e ambientalista… non stupisce quindi trovare sul promo a nostra disposizione questa dedica “This album is dedicated to all the victims of this dirty, sick and cannibal society…“.
Con l’ascolto di No Belonging After Dark avevamo lasciato il buon Navarro con qualche dubbio che speriamo questa sua nuova fatica possa completamente dissipare.

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