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AOR – L.A Temptation – Recensione

14 Novembre 2012 21 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Westcoast AOR
anno: 2012
etichetta: AOR Heaven

Tracklist:

1. No Margin For Error *
2. Above Suspicion *
3. From L.A To Paris
4. A Heartbeat Away
5. Silent Victory
6. No One’s Gonna Hurt Me Anymore
7. Second Chance At Love *
8. Out On The Streets
9. Hold Back The Dawn
10. The Price To Pay *
11. Outside Heaven
12. When Darkness Falls

* migliori canzoni

Formazione:

Fred Slama - chitarre, tastiere

Ospiti:

Tommy Denander : All Instruments
Paul Sabu : Lead Vocals & All Instruments
Jerry Hludzik : Lead Vocals
James Christian : Lead Vocals
Göran Edman : Lead Vocals
Chris Ousey : Lead Vocals
Philip Bardowell : Lead Vocals
Paul Shortino : Lead Vocals
Hank Erix : Lead Vocals
Rick Riso : Lead Vocals
Joey Summer : Lead Vocals
Michael Landau : Guitars
Bruce Gaitsch : Guitars
Christian Tolle : Guitars
David Mark Pearce : Guitars
Stefano Lionetti : Guitars
Mario Percudani : Guitars
Linkan Andersson : Guitars
David Diggs : Keyboards
Alessandro Del Vecchio : Keyboards
Morris Adriaens : Keyboards
Anna Portalupi : Bass
Urban Danielsson :Bass
Martin Karlsson : Bass
Mike Baird : Drums
Pierpaolo Monti : Drums
John Barbour : Backing Vocals

Contatti:

http://www.slama101.fr/

 

Con la notte di Los Angeles negli occhi, il compositore e musicista francese Frederic Slama torna per la seconda volta in questo 2012 con un disco del suo pluriennale progetto AOR.
L.A Temptation, questo il titolo dell’album, sarà nei negozi dal 23 novembre via AOR Heaven.

Forte come sempre di una impressionate lista di musicisti ospiti, tra cui Tommy Denander, Paul Sabu, James Christian (House Of Lords), Philip Bardowell (Unruly Child), Jerry Hludzik (Dakota), Göran Edman (Crossfade), Chris Ousey (Heartland, Virginia Wolf), Paul Shortino (Rough Cutt, Quiet Riot), Hank Erix (Houston), Joey Summer, Rick Riso, Michael Landau, Mike Baird, Christian Tolle, Bruce Gaitsch, Alessandro Del Vecchio e tutti i componenti dei Lionville, il disco mantiene praticamente inalterata la formula dei precedenti episodi, risultando però (e diciamolo subito) parecchio più deficitario in appeal rispetto ad esempio all’ultimo capitolo The Colors of L.A.. Tolti infatti alcuni brani-eccezione di cui andremo poi a parlare, questo lavoro fatica a calamitare l’ascolatore sui brani, risultando spesso privo di quelle atmosfere e di quei ritornelli facili e avvolgenti che avevano fatto le fortune del progetto. Questo soprattutto perchè la produzione, da sempre l’elemento debole degli AOR, riesce volendo ancora a peggiorarsi, risultando ora totalmente impastata e confusionaria nei suoni dei diversi strumenti, con una batteria da demo che ancora resta (quasi sempre) a se stante e parecchio fastidiosa nelle melodie. Il songwriting è globalmente buono ma non entusiasmante come in passato, al punto che si sente forte la mancanza dei due brani classici You’re My Obsession e Never Gonna Let Her Go, qui stranamente non più riproposti. Insomma, ad ascolto terminato avrete tutti la sensazione di aver ascoltato un disco abbastanza vuoto e freddo, o comunque di non trovarsi di certo al cospetto del miglior capitolo recente della saga AOR..

A salvare la valutazione saranno così soprattutto i due pezzi d’apertura No Margin For Error e Above Suspicion, i quali appaiono sicuramente ben riusciti, il primo grazie a una bella atmosfera e a un lavoro in fase di composizione molto curato (oltre a un grande cantato di Philip Bardowell), il secondo grazie a un ottimo ritornello, capace di rimanere subito in testa dal primo ascolto. Bella poi la prova di Chris Ousey in From L.A To Paris ma, come per la seguente A Heartbeat Away e l’ottimo James Christian, difficilmente ci appassioneremo a questi due brani, troppo anonimi se paragonati ai canoni sempre medio-alti dei prodotti musicali odierni. E poi sarà ancora calma piatta fino a No One’s Gonna Hurt Me Anymore, che perlomeno riuscirà a regalare qualche emozione in più sul suo ritornello, e troverete più che carina la mid-tempo/ballad Second Chance At Love, avvalorata sicuramente dal bel testo e dal prezioso cantato di Edman. Prima della fine, The Price To Pay ci regalerà e ultime emozioni, con il disco che scemerà poi ancora senza particolare sussulto..

IN CONCLUSIONE

Se non vogliamo essere cattivi parlando di scivoloni o passi falsi, quantomeno dovremo ammettere che questo L.A. Temptation risulta tra i tentativi meno riusciti della storia del progetto AOR. Spesso anonimo, freddo, distaccato e mal prodotto, il disco si salverà grazie a due o tre brani d’effetto e grazie alle buone prove vocali e strumentali dei musicisti ospiti. Stop. E il resto onestamente per me è noia..

© 2012 – 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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