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H.E.A.T – Address The Nation – Recensione

02 Aprile 2012 21 Commenti Andrea Vizzari

genere: Melodic Rock
anno: 2012
etichetta: earMusic

Tracklist:

01. Breaking the Silence *
02. Living on the Run *
03. Falling Down
04. The One and Only *
05. Better off Alone *
06. In And Out of Trouble *
07. Need Her
08. Heartbreaker *
09. It’s all about tonight
10. Downtown

* migliori canzoni

Formazione:

Erik Gronwall: Voce
Dave Dalone: Chitarra
Eric Rivers: Chitarra
Jimmy Jay: Basso
Crash: Batteria
Jona Tee: Tastiere

 

Dopo aver dato alla luce due dei migliori esempi di melodic rock degli ultimi 10 anni con il debutto omonimo e il successivo “Freedom Rock“, tornano gli H.E.A.T con questo nuovo “Address The Nation” uscito per l’etichetta earMUSIC. Ancora una volta, la band svedese si affida ad un sound figlio di gloriosi gruppi come i Bon Jovi e gli Europe (con cui condividono anche la stessa area di provenienza), in particolar modo del binomio “Out Of This World/Prisoners In Paradise” costruito su ritornelli difficili da dimenticare, grandi cori e tanta, tanta melodia. Prodotto da Tobias Lindell (Europe, Hardcore Superstar), “Address The Nation” è la prima uscita ufficiale del gruppo dall’ingresso del nuovo cantante Erik Gronwall (vincitore dell’edizione 2009 dello “Swedish Idol”) che va a sostituire Kenny Leckremo e la sua potentissima voce, simbolo dei due precedenti dischi.

Si parte immediatamente con due autentiche bombe melodiche di livello assolutamente stellare come “Breaking The Silence” e il singolo “Livin On The Run” che testimoniano il perfetto stato di forma del gruppo che subito ci delizia col suo ormai classico sound. Il giovane Gronwall mette subito in chiaro quale sia la sua forma vocale fornendo una prova straordinaria, non risparmiando acuti e alzate di tono degne del suo predecessore. Due ANTHEM da stadio in pieno stile hair metal americano in grado di spazzare via da sole interi album con la loro potenza melodica. Un inizio migliore non si poteva chiedere e anche la successiva “Falling Down” sembra non far calare l’impetuoso ritmo iniziale imposto dalla band, se pur leggermente meno “grandioso” delle prime due tracce. C’è però il tempo di rilassarsi e tirar fuori gli accendini con “The One and Only”, che tra l’altro è anche l’unica vera ballad del disco. Presa direttamente dal cassetto ormai dimenticato anni e anni fa dai Bon Jovi e densa di magia e di passione grazie all’ottima interpretazione di Gronwall (con tanto di finale urlato), diventa a pieno titolo la miglior ballad del gruppo. Finito il momento dolce e lasciati andare i Bon Jovi, ecco che con “Better Off Alone” si presentano gli Europe. Impetuosa ed energica, sembra quasi un’inedito del gruppo di Tempest con tanto di lavoro di chitarra molto “Marcelliano”. Arrivati a questo punto, pensando di aver sentito davvero tutto da questi giovani ragazzi ecco arrivare “In And Out Of Trouble” che con la sua classe ed eleganza spazza via tutto. Una canzone di chiaro stampo AOR in cui vi è spazio perfino per un sax che va a impreziosire il già perfetto lavoro di arrangiamenti in cui regnano le ottime linee vocali di Gronwall. Chapeaux!! Con la semplice e diretta “Need Her” gli H.E.A.T dimostrano di essere umani e di non scrivere soltanto grandi canzoni ma di “rilassarsi” ogni tanto senza comunque deludere o infastidire l’ascoltatore ma già con “Heartbreaker” si torna a livelli davvero esagerati. Forte di un ritornello melodicamente perfetto che sembra quasi uscito dalla penna di re mida “Desmond Child”, i nostri riprendono ancora sonorità tipicamente bonjoviane per l’ennesimo centro del disco. “It’s All About Tonight” nonostante l’incedere aggressivo non sorprende più di tanto rivelandosi soltanto una buonissima rock song con tanto di piccolo assolo di batteria da parte di Crash. Chiusura affidata a “Downtown” che è il pezzo meno immediato del disco, in cui a farla da padrone sono i cori e la musica, e in cui Gronwall per una volta si tiene piuttosto in disparte ornando un pezzo che ha bisogno di diversi ascolti per essere compreso, a dimostrazione del tentativo da parte del gruppo di variare nel songwriting.


IN CONCLUSIONE

Terzo album e terzo centro per gli H.E.A.T, che ancora una volta hanno il merito di aver saputo realizzare un album di gran classe. Devo dire la verità, sono rimasto piuttosto deluso e amareggiato quando Leckremo abbandonò la band, definendo l’accaduto come la rovina e la caduta di una grande band ora destinata al dimenticatoio. Per fortuna, col senno di poi, Gronwall è riuscito a farmi cambiare letteralmente idea dimostrandosi un ottimo cantante perfettamente integrato nell’ottica e nel sound H.E.A.T, che non ha dovuto subire particolari ritocchi. La sua voce risuona in ogni traccia del disco conferendo alle tracce una potenza devastante (o una dolcezza devastante nel caso delle canzoni più lente) nonostante ho notato che sporadicamente il giovane svedese abbia dovuto confrontarsi con linee vocali costruite o forse più adatte alla voce “esagerata” del suo predecessore. “Address The Nation”, con le sue 10 tracce aggira con disinvoltura il difetto più grande del suo predecessore (“Freedom Rock”) che, nonostante la qualità generale alta delle composizioni, era penalizzato da un eccessiva lunghezza di tracklist. Buonissimo anche il lavoro di Lindell in camera di produzione che è riuscito abilmente a risaltare come si deve il muro sonoro melodico della band, dando il giusto spazio ad ogni strumento per un risultato assolutamente positivo. Una considerazione però permettetemela: ancora una volta rimane in me l’amarezza nel sapere che, una band come gli H.E.A.T che ha ampiamente dimostrato di essere vincente e di saper fare dell’ottima musica non riuscirà probabilmente a farsi un nome importante nel circuito mainstream avendo come unica colpa quella di aver sbagliato il decennio musicale in cui uscire allo scoperto. Giovani gruppi come loro e/o i Work Of Art, per fare un esempio, meriterebbero indubbiamente maggiore risalto mediatico vista ormai la rinascita generale di generi quali l’aor e il melodic rock. Tornando comunque ad “Address The Nation” e agli H.E.A.T se amate i Bon Jovi anni 80 e gli Europe periodo “Kee Marcello” questo disco per voi sarà la manna dal cielo, il tripudio della melodia e dei grandi ritornelli e difficilmente vi staccherete dal lettore in tempi brevi. Il disco dell’anno da battere e, per quanto mi riguarda, come direbbero gli inglesi “Definitely, the best melodic rock band nowadays”.

© 2012 – 2018, Andrea Vizzari. All rights reserved.

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