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Jeff Scott Soto – Damage Control – Recensione

13 Marzo 2012 7 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2012
etichetta: Frontiers Records

Tracklist:

01. Give A Little More
02. Damage Control *
03. Look Inside Your Heart *
04. Die A Little, Take U Down *
05. If I Never Let Her Go
06. Tears That I Cry *
07. BonaFide *
08. Krazy World
09. How To Love Again
10. AfterWorld *
11. NeverEnding War *

* migliori canzoni

Formazione:

Jeff Scott Soto – voce

Ospiti:

Chitarre: Gary Schutt, Jorge Salan, Diego Armelin, Rodrigo Armelin, Joel Hoekstra, Emo Markov, Dave Meniketti, Peter Pac Söderström, Alex Llorens, Joel Hoekstra, Roger Benet, Leo Mancini, JSS
Basso: Fernando Mainer, Nalley Påhlsson, Henrique Baboom, JSS
Tastiere: Fabio Ribiero, Ulf Wahlberg, BJ (Luis Paulo Almeida Jr), JSS
Batteria: Edu Cominato, Carlos Exposito, Casey Grillo, Mike Vanderhule, Jamie Borger, Joey Soto

 

Messosi alle spalle il comunque riuscito esperimento funk rock del suo ultimo album in studio Beautiful Mess (2008), Jeff Scott Soto è pronto a ritornare su sentieri storicamente a lui più congeniali con Damage Control, la sua nuova fatica discografica in uscita nei negozi a partire dal 23 marzo 2012 per Frontiers Records.

Un ritorno al rock che è confermato dall’eccezionale team di musicisti che il cantante è stato in grado di reclutare, tra i quali si possono nominare pilastri del calibro di Jamie Borger e Nalley Påhlsson (Treat), Casey Grillo (Kamelot), Joel Hoekstra (Night Ranger) e Dave Meniketti (Y&T). E’ quindi logica conseguenza che le chitarre si ritrovino ad avere un ruolo fondamentale e preponderante all’interno delle basi musicali, e nella stragrande maggioranza dei brani saranno loro a dettare i ritmi attraverso riffing e assoli davvero di grande energia e qualità. Non manca ovviamente il gusto melodico che, come spesso accade nei dischi di Soto, è dato più dalla sua stessa voce che dall’uso di tastiere, le quali hanno ben pochi momenti per mettersi realmente in mostra all’interno delle tracce. Il cantante anche in questa occasione disegna linee vocali al limite della perfezione, dimostrando una apparente facilità di esecuzione che fa davvero invidia un po’ a tutti e catapulta il nome di Jeff Scott Soto ancora una volta verso le vette qualitative che gli competono.

La tracklist si dimostra ben variegata, di elevato livello generale e in linea con i migliori lavori passati del cantante statunitense. L’impressione più positiva è qui data dal trio composto dal brano omonimo Damage Control, forte di un denso riffing e di tanta energia soprattutto sul ritornello, da Look Inside Your Heart, già singolo e video musicale per l’album e composizione capace di lasciare ampio spazio alla vocalità di Soto, e da Die A Little, Take U Down, pezzo dalle grandi melodie e dal buon uso di tastiere in sottofondo. Molto belle sono ancora le linee vocali di Tears That I Cry e l’intensità della power ballad BonaFide, mentre sono straordinari i riff di AfterWorld, dannatamente massicci ed hard rock. Plauso anche per la conclusiva NeverEnding War, una interessante slow tempo che ben chiude il lotto di tracce qui presentato.

IN CONCLUSIONE

Damage Control è un album che non raggiunge i picchi qualitativi di Prism (2002) e Lost in the Transation (2004), dischi che reputo essere i migliori della carriera solista di Soto, ma che riesce a piazzarsi subito dietro questi, soddisfacendo quindi con merito le aspettative dei fans. La qualità del songwriting è alta, i brani tutti di livello ed è assolutamente scongiurata la presenza di riempitivi alcuni. La produzione è buona e ben aiuta a far risaltare in modo piacevole l’adrenalina che il cantante cerca di trasmettere all’ascoltatore attraverso la sua magnifica vocalità, che è assolutamente l’arma in più di questo disco. In fin dei conti c’è da ritenersi più che soddisfatti da un disco il cui acquisto mi sento di consigliare vivamente a tutti i fans di Soto e dei suoi progetti paralleli.

© 2012 – 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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